giovedì 11 ottobre 2012

Ricordi di pizze che non ci sono più

Ieri ho scritto un pezzo sui ricordi. E un paio di commenti mi hanno illuminato la giornata.

E' un vero piacere scoprire che la focaccia con la pizza non è una follia relegata solo alla mia infanzia...ma che altri hanno provato questa incredibile bontà.
Il sacchetto di patatine costava 500 lire e conteneva anche la sorpresina, il ghiacciolo se non vado errato costava 100 lire e le caramelle a questo punto 200 lire al pacchetto.
Un epoca in cui il denaro, incredbile, aveva un valore e lavorare per esso aveva un senso.
...e il lavoro c'era, e le occasioni pure; e la tenacia, la volontà e le capacità in genere bastavano per ottenere dei risultati.
Un bel mondo che non c'è più.
Come non c'è più La Pia, quella vera, cara Debby, e non puoi capire cosa hai perso. Soprattutto se la confronti con quella di oggi. Che oltretutto è stracarissima persino rispetto a questi tempi, ma come fanno a non rendersene conto? Quanto credono potrà pagare, ancora, un nome, rovinato, peraltro?
Alla Pia ricordo che la farinata costava, se non mi ricordo male, 600 lire l'etto. Il prezzo della pizza purtroppo non lo ricordo ma non era distante.
Ricordo però la ressa che c'era SEMPRE di fronte a quel buco dove sfornavano pizza e farinata in continuazione, senza riuscire a coprire la richiesta della fila che rendeva impraticabile l'intera traversa di via del Prione dove si trovava.
Sull'amare Spezia...come ho detto, ho amato quel piccolo mondo che era il mio mondo, della mia infanzia, dei miei piccoli tesori (come la pizzeria di cui, ahimè, non ricordo il nome) e dei miei ricordi. Ma crescendo ho imparato a conoscerla, a conoscere i suoi cittadini, i suoi traffici, il loro modo di pensare, le sue zone impraticabili. I fori di proiettile e i bossoli, le siringhe e i topi nei parchi. Il porto che non dragheranno mai perchè chissà cosa c'è lì sotto e chissà cosa c'è nelle montagne di container che la circondano. Ho imparato a riconoscere il suo odore, i suoi venditori, i suoi politicanti, i suoi affaristi.
Ho imparato a conoscerla. E mi sono accorto che quel piccolo mondo bello ormai è solo dentro di me, che pian piano si era spento tutto, come la pizzeria senza nome, come La Pia, come gli amici che se ne vanno, come tutto quello che più passa il tempo o muore e sparisce o resta sempre uguale a se stesso, invecchia e cade in rovina.

Quando me ne sono andato non sono riuscito a guardarmi indietro.

Lo faccio ora. Pensando a patatine da 500 lire con la sorpresina, la spesa fatta al negozietto all'angolo sotto casa e non a super o ipermercati o discount, e alla focaccia con pizza e farinata che non c'è più.

Ma forse sarebbe meglio dire che mi guardo dentro, e non indietro.

Non c'è granchè, in quello che è rimasto, che abbia lo stesso sapore.
Anzi...non c'è granchè in quello che è rimasto.

Non c'è granchè e basta.

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