lunedì 30 luglio 2012

L'OPINIONE DELLE NUVOLE capitolo 5 (VISTO?? IL TITOLO!)

Eccolo! Ci siamo! Visto che alla fine ci siamo arrivati, al titolo? Giusto giusto siamo a metà dell'opera, e non vedo momento migliore per trovarlo.

Per chiuque abbia fatto le vacanze su Saturno, ed abbia voglia di leggere tutto il racconto (..anzi, ormai il romanzo) può andare qua.

Invece, a chiunque stia piacendo, dico: linkatelo, diffondetelo più che potete! Per una volta che qualcosa è gratis, godetevelo!


CAPITOLO 5


I.

Il 5 luglio 2016 Daniel Iron aveva 16 anni. Era una bella serata stellata ed era in giro per la sua prima uscita con Samantha, quella che sarebbe dovuta diventare la sua ragazza, in una continuità che la storia avrebbe presto dato per perduta. Quel giorno, infatti, il 5 luglio 2016, la struttura portante della continuità logico temporale della persona di Daniel Irons cominciò a crollare, e non si sarebbe mai più fermata.

Ben resto si rese conto di avere una sola possibilità di sopravvivere al collasso gravitometrico spazio temporale che si era generato attorno alla sua persona, vale a dire quella di tirarsi fuori dal tempo a sua volta.

Difficile dire cosa accadde di preciso, alla fine. L'epidemia, o presunta tale, che aveva iniziato a diffondersi nel 2012, nel 2016 ancora mieteva qualche vittima. Nella nuova ricostruzione temporale che si stava venendo a creare, un intossicato di quelli che venivano definiti, inizialmente, "sali da bagno" li aggredì e divorò Samantha.

Daniel si salvò solo perchè ad un primo tentativo di scacciare lo zombi questo lo scaraventò giù da un canale, dove rimase diverse ore per il trauma cranico ottenuto per aver battuto la testa su una pietra. Per poco non rischiò anche di morire affogato.

Dopo la ragazza, l'invasato voleva divorare anche lui, ma fu fermato da un bel proiettile al cuore sparato da qualcuno che arrivò giusto in tempo. Questo qualcuno era il primo rappresentante di una lunga gerarchia di cacciatori di zombi, un paio dei quali in futuro avrebbero avuto a che fare anche con Vincent.

Il problema sarebbe infatti peggiorato con il tempo. Era difficile dire come fosse cominciato, ma con il passare degli anni, prima, e dei decenni, poi, era diventato una vera e propria epidemia, anche se mai ufficialmente riconosciuta.

Comunque, la cosa ebbe chiaramente un certo strascico sulla personalità di Daniel. Inutile dire che da quel giorno non fu più lo stesso, se mai comunque anche il concetto di giorno potesse più avere un qualunque senso nella sua esistenza.

Come abbiamo detto, però, le cose non avrebbero dovuto andare così. Nel normale svolgimento degli eventi, Samantha e Daniel avrebbero scoperti di piacersi, di amarsi, e di avere abbastanza caratteristiche in comune da potersi permettere di passare assieme buona parte del resto della loro vita.

Avrebbero studiato giornalismo assieme, specializzandosi in direzioni diverse, ma arrivando a fare fondamentalmente lo stesso lavoro. Avrebbero avuto sostanzialmente quella che dall'esterno avrebbe anche potuto sembrare una bella vita. Una vita fatta di piacere e di lavoro, molto lavoro, perchè come presentatore talevisivo Daniel avrebbe avuto molto successo. Che lo avrebbe portato a subire un infarto sulla mezza età, ed a morirne il 21 gennaio 2060, all'età di 59 anni.

Ma quella non fu più.

Quella che cominciò a manifestarsi sull'esistenza di Daniel quella sera fu una vera e propria tempesta temporale che lo portò a vivere un'esistenza completamente diversa, ed a vivere molto, molto di più.

Purtroppo la tempesta che si era scatenata su di lui portava il tempo a collassare intorno alla sua intera esistenza sempre di più. Non sarebbe stata l'ultima volta che la sua storia cambiava.


II.

Durante il suo svenimento, Daniel probabilmente sognò. E vide, o credette di vedere, in un enorme sboffo di vapore e una grande luce, uno strano macchinario. Aveva due cupole convergenti, una davanti ed una dietro. Era azzurro e bianco, e sfavillava di folgori elettiche.

Nella sua confusione cercò di pronunciare qualcosa, ma non ci riuscì. Anzi l'immagine nel suo sguardo iniziò ad offuscarsi, e le ultime cose che riuscì a sentire furono le parole "...fuori di 45 anni...", dopodichè svenne definitivamente.

Quando si riprese lo stavano caricando su un'ambulanza. Aveva un respiratore, e tutto era molto confuso. Sentiva parole indistinte, e vedeva luci e persone. Confusione, molta confusione. Poi il mondo si spense di nuovo, e tutto tornò buio.

Quando si riprese, stavolta definitivamente, era in ospedale, in una stanza vuota. Con grandissimo sforzo, si guardò attorno, ma non trovò nessuno. Una parete della stanza era finestrata, però, e vide due persone che lo stavano osservando. Una di esse aveva i capelli neri ed un ciuffo bianco. L'altro era alto e molto, molto magro. Era moro anch'esso. Si scambiarono qualche parola, poi questo si allontanò, tornando poco dopo con un medico. Doveva esserlo, aveva il camice bianco.

Questo entrò nella stanza.

- Allora, come si sente oggi? Si è ripreso? I suoi amici mi hanno avvisato appena ha aperto gli occhi.-

-..I miei amici?...-

- Stia calmo, non si sforzi troppo. Si, sono rimasti qua ad assisterla per tutto il tempo, non appena l'hanno portata qua. Cerchi si non far troppa fatica. Ha battuto la testa e perso abbastanza sangue.-

- Ah...-

- Ma stia tranquillo, a parte un leggero trauma cranico e la ovvia debolezza non dovrebbe aver riportato nessun danno permanente. Posso chiederle di alzare la mano destra, per favore?-

La alzò, mentre il medico osservava le tue pupille, con una torcetta.

- Bene...ora la sinistra, per cortesia...-

Alzò anche quella. E mentre il dottore gli punzecchiava le gambe con una matita ("Ahi!"), gli chiese anche di dirgli il suo nome per intero.

- Daniel Irons...-

- Perfetto. Ora riposi, più tardi faremo qualche altro test. -

- Si, ma...aspetti...-

Ma era già uscito. Aspettarono un po' che se ne fosse proprio andato, poi il ragazzo alto e magro portò la mano alla maniglia della porta della stanza. Si voltò verso il ragazzo dal ciuffo bianco, chiedendogli qualcosa. L'altro sembrò declinare.

Il ragazzo alto e magro entrò.


III.

- Allora, come andiamo? Pare che tu stia meglio.-

- Pare di si...ma meglio da cosa?-, disse quello, con un filo di voce.

- Hai battuto malamente la testa. Non ricordi nulla?-

- Non so...ci conosciamo?-

- Oh, scusami. Sono Ben. Ben Claude. Ora ci conosciamo. No, tu non mi hai mai visto prima. Ma sono stato io a chiamare l'ambulanza...e la polizia.-

- La polizia?...-

- E anche a sistemare il balordo che vi ha aggrediti.-

"Vi"!

- Samantha!- urlò Daniel, tirandosì su di scatto. In questo gesto crollò per la stanchezza, e se non fosse stato per Ben avrebbe battuto la testa un'altra volta.

Vide nella sua memoria quel pazzo che mordeva in facia la sua ragazza, e ne rimase convolto. Mentre l'altro ancora lo teneva, provò ad urlare e svenne di nuovo.


Quando si riprese, pochi minuti dopo, un'infermiera stava finendo di aggiustargli una flebo al braccio.

- Samantha...-, disse, con un filo.

- Mi dispiace, amico.-

- Che...che cosa è successo?-

- E' morta.-

- No...-

- Cerca di stare tranquillo. Per prima cosa, pensa che TU SEI VIVO, e questo, per il momento, solo questo è l'importante.-

- Ma Samantha...-

- Avrai tempo per stare male, e per ricordarla...credimi. Ma non ci riuscirai se non ti rimetti tu per primo.-

- Dovevo...dovevo morire io...-

Stava piangendo, ovviamente. Il che era un bene, perchè liberarsi, esplodere, è sempre la cosa più difficile. Nel dolore c'è la ragione, e nella ragione la vita continua. Non lo sapeva ancora, ma si stava preparando ad un futuro formidabile.

- Sono cose che si dicono. Guarda, ti lascio un biglietto. Noi organizziamo gruppi di recupero per chi ha perso qualcuno in questi attacchi di...bhe, si, di zombi.-

- ...zombi?..-

- Offriamo assistenza psicologica gratuita. Siamo più di quanti puoi pensare.-

- Siamo?...-

- Non è raro che chi abbia subito perdite di questo genere si metta a cercarli. A seguire il contagio.-

- Allora anche tu...-

- Due anni fa. Credimi, amico, ti riprenderai.-

-...-

- Ora forse è il momento che vada.-, disse Ben osservando una donna che arrivava trafelata -...è arrivata tua madre.-

-...la conosci?-

- Ho avuto ovviamente modo di parlare con lei. Ho dovuto spiegare la cosa anche a lei, oltre che alla polizia. Ah, ovviamente la polizia chiederà una testimonianza anche a te. A me ormai mi conoscono, sanno bene cosa faccio. -

- E cosa fai?...-

- blocco l'avanzata del contagio. Ci vediamo, ragazzo.-

- No..aspetta..-

-Hai il mio biglietto. Tranquillo, non sparisco-

- DANIEL!-, la madre entrò all'improvviso, felice di vedere che il figlio stava bene.

- Ci vada piano.-, le fece Ben. -E' ancora molto stanco...-

- Gliel'hai già detto?-, bisbigliò lei.

- Si.-

Il ragazzo con il ciuffo bianco, fuori, pensò che tutto questo fosse crudele.


IV.

"...il personaggio in questione, Benny Kung-lee, ha portato infatti avanti questo insolito hobby per 40 anni, armato di pala, piccone e dinamite. Ha scavato nella roccia sotto il suo terreno dell'Africa del nord una galleria lunga ben 750 metri. La galleria è altre tre metri, larga quasi 2, e ormai ospita praticamente una seconda, immensa, casa sotterranea. Aveva iniziato nel 2001 per cercare una falda acquifera, poi si è lasciato prendere dalla curiosità ed è andato avanti. Come dire...ognuno ha le sue."

Il 29 luglio 2041 il tempo aveva fatto il suo dovere, ed aveva lasciato che le cose cambiassero nel modo in cui dovevano cambiare. Alla sede RAI di Roma, un brizzolato, ma affascinante, Daniel Irons presentava l'edizione in seconda serata del giornale, su RAICBS. I dati di ascolto Oloviev segnalavano che quella era l'edizione più seguita di quella fascia oraria, e pareva che il merito fosse tutto della presenza scenica del conduttore, che, oltre a saper fare discretamente bene il suo lavoro, era anche un ottimo intrattenitore. Non era più un mistero il fatto che probabilmente nella stagione successiva avrebbe avuto la conduzione di un programma d'intrattenimento in prima serata, cosa che avrebbe senza dubbio lanciato la sua popolarità alle stelle.

"...E per il momento è tutto, vi ricordo l'appuntamento con l'edizione di mezzanotte, noi ci vediamo domani sera in seconda serata. Buon proseguimento di visione con RAICBS."

Sigla, chiusura. Camere spente. E anche per stasera era tutto.

- Daniel, puoi dare un'occhiata alla scaletta di domani?-

- Si, vediamo. Allora...la crisi economica...la ripresa nei mercati middleuropei, si...il buco dell'ozono, si, lo schermo regolatore, ottimo...politica..si, questa mettiamola dopo le altre cose, tanto non ci crede più nessuno. L'estate più calda dell'ultimo secolo, perfetto, la preparazione dei mondiali di calcio un anno prima...mmhhh...questa non lo so. E questo cos'è?-

- La curiosità, un'intervista ai cacciatori di zombi.-

- Ma no, ma chi l'ha proposto?-

- Il vicepresidente. Ci ha chiesto di scegliere tra quello e il cane che canta...-

- Andiamo con i cane, che con l'altro ci ridono dietro...-

- Ok.-

La sera, nonostante tutto, era piacevole. Calda, ma piacevole. Anzi, un leggero venticello regalava il refrigerio che l'intera giornata non gli aveva concesso.

Scendendo, si accese una sigaretta e pensò che sarebbe stato un vero peccato perdersi questa brezzolina serale.

Poi prese l'auto, nel parcheggio sotto la sede, e accese il condizionatore al massimo. Un'oretta, e sarebbe stato a casa. Qui, come ogni sera, sarebbe rientrato, accendendo la luce e la oloviev, togliendosi la giacca e dicendo:

- Samantha, amore, sono tornato.-

E come ogni sera, avrebbe aggiunto:

- Ah, già...-

Samantha aveva chiesto il divorzio sette anni prima.

Di punto in bianco, come se nulla fosse, lei disse che se ne sarebbe andata. E non passò un solo istante di questi sette anni in cui Daniel non avesse pensato che avrebbe sofferto di meno se fosse morta.

Quando era fuori casa, addirittura tornava a pensare che lei ci fosse ancora, ricordandosene solamente quando rientrava.

Era letteralmente impazzito, e lo sapeva. Prese un bicchiere di brandy, e cominciò a cercare il suo silenzio notturno di fronte alla oloviev, come tutte le sere.

Il suo oblio.


Per la cronaca, Samantha era solo andata a rovinare l'esistenza a qualcun altro.

Le persone inacidite e immalignite di cui parlava Alan Brazer alla famosa conferenza, qualche anno prima.


V.


- Samantha, amore, sono tornato.-

E poi, come ogni sera, avrebbe aggiunto:

- Ah, già...-

Non l'aveva mai superata. Erano passati 25 anni, ma il suo cervello continuava a rifiutare la morte di Samantha. Il dolore era superato, la vita effettivamente era tornata alla sua normalità, eppure spesso gli capitava di pensare che lei esistesse ancora, che facesse parte della sua vita.

Si chiese spesso come sarebbe stato bello vivere con lei.

Lei, di certo, non gli avrebbe mai fatto del male.


Era ancora in cura psichiatrica. sempre più rarefatta, certo, ma anche sempre più mirata. Dopo la terapia con il gruppo di Ben, passò ad uno psicologo specializzato, con il quale seguì una terapia precisa per tre anni, salvo doverla interrompere per un certo periodo in cui si ritrovò a studiare in quel di Hospitia, nella prima metà degli anni '20. Allora si affidò a quello che nell'ambiente era considerato il più bravo in assoluto: Raymond Reds, il famoso -tra le altre cose- parapsicologo. Anche lui, però, ebbe una discreta difficoltà a rintracciare la fonte del suo profondo malessere, che doveva avere senza dubbio radici più profonde. Reds era infatti convinto che il problema non si basasse unicamente sulla morte della ragazza, ma che risiedesse molto più indietro.

Mise in programmazione delle sedute di ipnosi, ma queste non vennero mai fatte. Lo studioso scomparve infatti prima di metterle in pratica, senza lasciare la minima traccia di se.

Allora Daniel si buttò nel lavoro, senza sosta e senza tregua alcuna. In esso sembrava aver trovato una nuova pace, forse per la mancanza di tempo per riflettere. Ma quando i primi successi cominciarono ad arrivare, lasciandogli un po' di respiro, infine lo spettro di Samantha ricominciò a farsi vivo.

Non ebbe mai più nessuno al suo fianco, ossessionato da questo pensiero fisso ed oberato dallo studio e dal lavoro, fino a che non si rese conto che stava malissimo.

E capì che non è vero che il tempo aggiusta tutto. Non è vero mai.


VI.


Il 15 giugno 2011, Daniel Irons e Vincent de Ville, che casualmente sono cugini (anche se per vari motivi la cosa non è registrata da nessuna parte) si trovavano in vacanza, sempre casualmente, sulle sponde del fume Nera. Avevano 11 anni il primo, e 10 il secondo. Le madri erano in paese, mentre i bambini si erano allontanati seguendo il corso d'acqua. Ed è qua, isolati da tutto e da tutti, che la macchina gli apparve improvvisamente di fronte, con tutto il suo vapore e la sua luce. Come sempre, gli sfavilii d'energia e il giaccio completavano il quadro. Quando la macchina arrivava, la temperatura circostante si abbassava di circa 5 gradi.

I bambini si spaventarono, ma curiosi come i bambini devono essere per natura, non scapparono.

L'occupante aveva, per loro, un aspetto decisamente buffo. Non avevano mai visto quello strano tipo di berretto, e gli occhialini e la giacca di pelle lo facevano tremendamente demodé. Non appena ebbe finito di regolare il pomo di cristallo sulla consolle di fronte a se, si abbassò la sciarpa rossa ed alzò gli occhialini.

Tirò su con il naso, poi:

- Salve, ragazzi.-

- Ehm...salve!-

- Buongiorno...-

Si tolse anche il berretto. Aveva i capelli biondi tagliati molto corti, tranne un ciuffetto sulla fronte. Era un ragazzo. Si guardò attorno.

- Bella giornata, eh?-

- Si...carina.-

- Chi è lei?-

Diede un'occhiata al display, poi scese dalla macchina.

- Se la mia strumentazione non mi inganna, oggi dovrebbe essere il - riguardò il display -2011. 15 giugno 2011. Giusto?-

- Si, esatto.-

- Bene, la macchina funziona ancora. Allora, se i miei calcoli sono esatti voi dovreste essere i piccoli ...uh...Daniel e Vincent.-

- Come fai a conoscerci?-

- Eh, io vengo da lontano, ragazzi miei...e vi conosco abbastanza bene. Ho qualcosa per voi. -

I bambini si guardarono negli occhi. Il ragazzo allungò la mano sotto la poltroncina del macchinario, ed estrasse la scatola rettangolare di metallo.

- Ecco.-, disse, porgendola ai due. - Queste sono per voi. Non posso ancora spiegarvi a cosa vi serviranno, ma verrà il momento in cui vi saranno indispensabili.-

- Cos'è?-

- ...sono delle pistole. Si chiamano Samādhi, e sottintendono all'unione, durante la meditazione, del meditando con il meditato.-

- Eh?...-

- No, magari questo ve lo spiego meglio quando siete più grandi...-

- Non capisco...-

- Aspetta, Daniel...questo signore, che non sappiamo chi sia...ci sta dando delle armi?...-

- Potrebbero servirvi tra cinque anni. Esiste una grossa possibilità che possiate trovarvi in una situazione in cui vi saranno indispensabili. Ma...potrebbe anche essere veritiera questa ipotesi...potrebbe anche non succedere nulla. In questo caso, ci sarà un secondo appuntameto, tra trenta anni esatti. -

- Trenta anni? Saremo vecchi e decrepiti, ormai...-

- Uhè, ragazzino, non avrete poi tanti anni.-

- Sarà...-

- Ahhh, bambini...comunque, quello che accadrà tra trenta anni esatti è un appuntamento che non potrete assolutamente mancare, nemmeno volendo...-

- Ma...-


VII.


Dopo aver ricevuto le pistole, che per inciso erano esattamente le stesse che aveva ricevuto anche il ragazzo con il ciuffo bianco, i bambini si interrogarono sul come comportarsi. Se avessero conservato le pistole, prima o poi qualche adulto avrebbe finito per trovarle.

Le provarono, e videro che non facevano assolutamente nulla. Contro un albero, e non si intaccò neppure. Contro un sasso, contro l'acqua. Nulla, assolutamente nulla.

- Sono finte...-

- Bhe, meglio. Se ce le trovano penseranno che sono dei giocattoli.-

- Ma...che senso ha, scusa?-

- E che ne so, io?-

Continuavano a passeggiare sulla riva del fiume, senza sapere che fare. Daniel giocherellava con la pistola a mo' di cowboy, mentre Vincent guardava i pesci nel fiume. Si chiedeva come fosse possibile che solo a poche centinaia di chilometri di distanza il mondo facesse così tanto schifo, mentre qua tutto si era fermato, e tutto si era salvato.

Mentre si perdeva nei pensieri di un bambino indaco all'improvviso un ragazzo più grande tagliò loro la strada. Veniva da una stradina laterale, che scendeva dal monte a fianco al fiume. Era evidentemente un prepotente strafatto. Non c'era nessun altro in giro, e intimò ai due di dagli tutto quello che avevano. Daniel si spostò all'indietro, mentre Vincent, che era più grosso di lui, gli si parò davanti.

Il tossico si mise a ridere. -cosa pensi di fare?-, disse, e diede uno spintone al bambino, che si scontrò con il cugino, facendoli cadere entrambi.

- Ah!-, gridò Daniel. Era caduto su una pietra. Senza rifletterci puntò l'arma sul ragazzo, e sparò.

Quando videro gli effetti capirono che, no, le pistole andavano nascoste.

Il ragazzo invecchiò improvviamente, mostrandosi prima un trentenne, poi un cinquantenne, poi un ottantenne, infine un centenario. Dopo si ridusse ad una mummia, e si sbriciolò in polvere secolare, non lasciando nessuna traccia.

- M-mi sa che questa è meglio che non la raccontiamo...-

- Vanno nascoste, Daniel...-

- Direi di si...-

Alzarono la testa, seguendo con gli occhi la strada che il tossico aveva fatto discendendo.

Pensarono entrambi alla rocca.


VIII.

Passarono gli anni, e si giunse infine al 2016. Quella serata tra Daniel e Samantha andò magnificamente, se non fosse che poco prima di uscire Vincent lo chiamò, implorandolo di portargli le pistole. Daniel non capì, sembrava addirittura non ricordare, e discussero persino, tanto che Daniel chiuse il telefono in faccia al cugino, e lo staccò.

Quando tornò a casa, alle due di notte, trovò il cugino sulla piazzola di casa sua, a guardare le stelle.

- E tu che ci fai qua?-

- Scomparsa...è scomparsa...-

Daniel si sedette a fianco a lui.

- Di cosa stai parlando?-

- Di Nadia.-

- E chi è Nadia?-

- E'..era...è la mia ragazza. Stasera, prima che ti chiamassi, ho ricevuto una telefonata minatoria. La voce dall'altro capo mi chiedeva di portargli le pistole...ricordi le pistole, Dan?-

- No. Hai cercato di parlarmene anche prima, al telefono, ma non ricordo. Di cosa stai parlando?-

- Eravamo piccoli, comparve questo tizio dal nulla, a bordo di uno strano mezzo...e ci da due pistole. Due pistole molto pericolose. E ci dice che potrebbero servirci dopo 5 anni. Vale a dire...cavolo, vale a dire quest'anno, non ci avevo pensato.-

- Credo di ricordae qualcosa...-

- Nascondemmo le pistole in una rocca. Non saprei ritrovarla, io non sono di queste parti, lo sai. E il tizio al telefono mi intima di consegnargli le pistole, altrimenti sarebbe accaduto qualcosa di male a Nadia.-

- Ma come facevano questi tizi a sapere delle pistole?-

- Non ne ho la più pallida idea...-

- Serata di stranezze, questa.-

- Che vuoi dire?-

- Prima che tornassimo a casa, io e Samantha, siamo stati rapiti.-

- Rapiti? E chi è Samantha?-

- La mia ragazza. Stavamo per tornare a casa, un paio d'ore fa, ma un'auto nera ci si è parata davanti. Sono scese delle persone armate, e ci hanno intimato di salire.-

- Ma pensa te. E poi?-

- E poi niente, sono ripartiti, ed abbiamo girato per la vallata.-

- Senza meta?-

- Senza meta. All'una e mezzo ci hanno rimollati ad un paio di chilometri di distanza da dove ci hanno caricati.-

- Volevano tenervi lontani da qualcosa...-

- Può darsi. Ma che cosa, secondo te?-

- Mi chiedo se non abbia qualcosa a che vedere con la storia delle pistole.-

- A proposito, non mi hai ancora spiegato che ci fai qua.-

- Giusto. Dopo che hai staccato il telefono mi sono messo subito in viaggio per arrivare qua. Mi sono portato dietro Nadia, per sicurezza.-

- Cavolo, ma erano così convincen...aspetta un attimo! Ti sei messo in viaggio? E come?-

- In auto.-

- Ma tu hai 16 anni, come me...-

- Quindici, se è per questo. Quindi?-

- Non puoi avere la patente.-

- Era una cosa urgente. Ne ho fregata una.-

- MA!-

- Oh, senti, questi mentre parlavo al telefono mi hanno detto che colevano le pistole entro mezzanotte. E di guardare sulla nuca di Nadia...e c'erano tre puntatori laser!-

- Cavolo...-

- Eh, cavolo, si!-

- Quando sono arrivato qua, sono sceso come un lampo per venirti a chiamare. Ho detto a Nadia di aspettare un attimo, che sarei tornato subito, il tempo di citofonarti. Quando sono tornato, Nadia non c'era più.-

- Non c'era più.-

- No.-

- Credo che questa faccenda sia appena iniziata.-

- Che cosa vuoi dire?-

- Che è meglio che andiamo a prendere le pistole. -


IX.


Come la realtà in cui cui Daniel ebbe una felice e serena uscita con Samantha ebbe ben presto a perdersi nelle pieghe del tempo, coperto prima da quella in cui il malato si mangiò la sua ragazza e poi da quella in cui vennero invece rapiti (ma quale sarà, poi, la versione definitiva?), anche la versione in cui Vincent perde Nadia non aveva in verità alcuna ragione di esistere, per il semplice motivo che Vincent scomparve dai suoi 14 ai 24 anni, "risvegliandosi" in Tibet con una amnesia che copriva tutti i 10 anni in questione, più tutti gli elementi della memoria precedente che potevano ricondurre a quello che è accaduto in quei 10 anni. Di conseguenza Vincent non poteva trovarsi nei suoi normali panni, e probabilmente non era neppure ad Hospitia, nel 2016.

Per la cronaca, vi tornò solo nel 2025.

Curiosamente, la stessa Nadia non sarebbe entrata nella vita di Vincent fino alla seconda metà degli anni 20. Di conseguenza, possiamo probabilmente affermare che la vicenda appena descritta si è verificata in una realtà alternativa, o forse primordiale, che però è quella da cui proviene Daniel, o quantomeno una delle tante. Abbiamo già precisato che il tempo e la storia hanno cominciato ben presto a collassare attorno a lui, e queste sono le conseguenze.

Qulunque fosse la realtà da cui egli proveniva, Daniel era nel 2041 un uomo tremendamente solo. E qualunque fosse la realtà del suo passato, pensando alla questione dei cacciatori di zombi, oppure solo al loro primo appuntamento, si rese conto che i suoi ricordi erano cambiati. O meglio, sapeva effettivamente come erano andate le cose (lo sapeva?), ma ora ricordava anche un'altra cosa.

Ricordava il ragazzo che era apparso dal nulla, con quella macchina immersa nel vapore e nelle scariche elettriche, che diceva "tra 45 anni". A volte nel suo ricordo lo vedeva di sfuggita, mentre stava perdendo i sensi, altre volte invece lo vedeva assieme a Samantha, allo svincolo dove, altimenti, sarebbero stati rapiti poco prima dalle persone dall'auto nera.

I rapitori erano un'uomo e una donna.

Questo futuro poteva però dar luogo a confusione, se non si fossero presi in considerazione altri elementi.

Una decina di anni prima, durante una fase di studi ad Icona, Daniel ebbe a conoscere, on line, su una chat per nerd, Laura Raphie Shon. Era solo una ragazzina per lui, e non la prese mai in considerazione per nulla di più di uno scambio di chiacchiere. Parlare con lei, però, gli piaceva molto, perchè per qualche strana ragione, quando parlava del suo passato confuso, della sua continua terapia, dei suoi dubbi, in qualche modo lei sembrava capirlo. Di più: in certe cose sembrava prevederlo. Come se sapesse ESATTAMENTE di cosa stava parlando. E giorno dopo giorno, il contatto telematico (telePatico?) con quella ragazzina stava, finalmente, placando la sua mente. Lo faceva talmente tanto che quando parlava con lei, per qualche giorno, aveva la sensazione di sapere PERFETTAMENTE cosa fosse accaduto nel suo passato. Sapeva che Samantha non c'era più, che era solo e che era per causa sua che la sua vita stava andando a puttane. Di più: sapeva anche che l'uomo che aveva visto quella notte con Samantha era esattamente quello che aveva visto il giorno in cui, da bambini, era in giro con suo cugino Vincent.

Si ricordava allora delle pistole e si diceva che doveva andarle a cercare.

E si diceva anche che doveva andare a parlare con suo cugino, che nella maggior parte del tempo non aveva neppur la più pallida idea che esistesse, e non riusciva a capire il perchè. Quando riusciva in qualche modo a focalizzare le idee, queste se n'erano già andate.

Ecco perchè il giorno in cui Laura gli disse che sarebbe stata in gita ad Icona con la scuola e gli chiese di incontrarlo, a rischio di beccarsi una denuncia per pedofilia, accettò.

Volle però che fosse in un bar, sotto gli occhi di tutti, con qualche sia amica, se possibile. Anche lui avrebbe voluto portare un amico, ma non ne aveva. Non ancora. Registrò perciò l'intero incontro in tetraripresa, per esser sicuro di non correre alcun rischio.

Quella registrazione fu una autentica manna per lui. Guardando e riguardando il filmato, stavolta il ricordo difficoltava a spengersi. E si decise a prendere contatto con il cugino. E si appuntò anche di chiedere a sua madre per quale motivo non v'era più stata traccia di Vincent nella loro vita, e nemmeno ne avevano più parlato.

Ma una cosa per volta.

Cercò quindi Vincent, prese contatto con lui, e gli chiese di incontrarlo. Pensò che ne avrebbe approfittato anche per verificare alcuni ricordi che aveva a proposito della città-stato di Hospitia.

Il giorno dopo, prima della partenza, incontrò nuovamente Laura, che sarebbe rimasta ad Icona per una settimana, e le disse cosa stava per fare.

Lei, che era ormai informata di tutta la sua situazione, replicò che faceva benissimo. E che qualunque cosa lui avesse compreso, voleva assolutamente che tornasse a discuterne con lei. Voleva comprendere anche lei, ed aveva anche lei della domande cui dare risposta.

Era troppo giovane, ma Laura gli piaceva. Era molto adulta per la sua età, e lui era rimasto troppo sono per decisamente troppo tempo...


X.

Il 13 maggio, quindi, Daniel incontrava Vincent all'Hospub, il locale che Vincent frequentava più assiduamente. Vincent stava seduto ad aspettare, con una bella birra gelata. Quando Daniel entrò, non aveva la più pallida idea di chi fosse Vincent, quindi si rivolse al bancone. Il barista, che lo conoscevva bene, glielo indicò.

- Ehm...Vincent?-

Alzò lo sguardo.

- Si. Sei Daniel?-

- Si, esatto.- si strinserò la mano. - Siediti. Prendi qualcosa?-

- Uh, si, io...- guardò verso il banco - prenderò una coca.-

- Una coca!- gridò Vincent.

- Arriva!-

- Allora, devo dire che la tua telefonata mi ha un po' stupito.-

- Spero tu non mi abbia preso per un pazzo...-

- No, non ancora. Magari dopo che ci alzeremo da questo tavolo, ma per il momento queste cose mi interesano alquanto. Affermi di essere un mio parente.-

- La cosa non sembra stupirti molto.-

- No, anzi, in realtà mi fa molto piacere. A conti fatti, io non ho parenti. Sono solo al mondo.-

- In che senso?-

Vincent si toccò la tempia con l'indice.

- Amnesia. Ho fatto una fatica tremenda solo per essere sicuro di essere me stesso.-

- Accidenti! E dovuta a cosa?-

- Eh! Saperlo!...-

Arrivò la coca. Vincent ringraziò

- Grazie!...-, aggiunse Daniel.

- Bhe, io credo di avere il tuo stesso problema...-

- In che senso?-

- Nel 2011 un tizio ci diede delle pistole. Te ne ricordi? No, certo. Hai perso la memoria..-

- Per la verità, ho perso la memoria che va dai miei 14 anni ai miei 24...più, pare, qualche altro particolare precedente, tutto quello che può ricordarmi quello che ho fatto in questa decina d'anni. Tra questi particolari, pare, c'è tutta la mia famiglia.-

- Quindi...tu non hai ricordi di nessun tuo familiare?-

- No. Tu ti ricordi di mia madre, per caso?- glielo chiese quasi con speranza.

- No, non posso aiutarti, mi dispiace. A conti fatti, fino a qualche giorno fa non mi ricordavo nemmeno di te, non continuativamente, almeno...mi ricordo di te solo in merito a quella storia delle pistole.-

- Che storia?-

Gli spiegò tutto. Tutto quanto, almeno, quello di cui era perfettamente sicuro. Ma già che c'era gli raccontò anche dei suoi ricordi che, ora lo sapeva, almeno per il momento, erano falsi. E sperò sinceramente che l'altro non lo prendesse per pazzo.

- Ne avrei di cose da raccontarti io, sperando che tu non possa prendere per pazzo me...-

- Tipo?-

- No, lascia stare. Un po' alla volta. Potrei seriamente renderti difficile capire qual è la tua realtà. Già mi sembri particolarmente confuso...-

- Forse hai ragione.-

Parlarono comunque ancora a lungo. Avevano ancora molto da scoprire l'uno dall'altro, e almeno per le loro vite personali, qualche nodo stava cominciando a venire al pettine.

La storia del tizio delle pistole, in particolar modo, lo colpiva particolarmente. Se tutta questa storia era vera, se il suo presunto cugino non gli aveva raccontato delle frottole, allora questa vicenda stava continuando da almeno vent'anni. Ed era tutt'altro che conclusa.

In particolar modo, le pistole erano nascoste in una rocca, in un paese degli stati centrali, ove un paio di mesi dopo si sarebbe tenuta una conferenza che da un po' stava pensando che gli sarebbe piaciuto vedere dal vivo.

Non era solito spostarsi, dalla morte di Marco era praticamente rimasto rinchiuso in casa ad ammuffire. E ancora non aveva certo deciso, ma certo questo era un motivo in più per muoversi.

Vincent e Daniel si incontrarono spesso, nei mesi successivi, e si spiegarono vicendevolmente molte cose. l'uno con l'aiuto dell'altro, stavano ricostruendo le loro vite.

E non era poco.

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