domenica 22 luglio 2012

Capitolo 3, stavolta COMPLETO. Quando mi verrà un titolo ve lo dirò, va bene?

Nell'amore della precisione, se vi sta piacendo questa storia, o se non l'avete ancora letta, la trovate nell'ordine ai seguenti link:

prima parte

seconda parte

terza parte

quarta parte

quinta parte


CAPITOLO 3



I.

Camminarono un po', dopo cena. Chiacchierando del più e del meno, e fondamentalmente dimenticando tutto quello che, nelle loro vite private, a casa, non andava. Jordan ne approfittò per chiamare sua madre, sempre così apprensiva, mentre Vincent ne approfittò per sentirsi un po' meno solo.

C'è da dire che ovviamente Jordan aveva chiamato sua madre anche il giorno prima, appena partiti, e anche la sera stessa, appena fermati al primo albergo. E c'è da dire che Vincent aveva atteso inutilmente chiamate che non erano arrivate. Come sempre, del resto. Da quanto tempo andava avanti questa cosa? Un anno? Due? Insomma, dall'arrivo di Max. Da quel viaggio on Alex, e insomma, da quando era arrivata Nadia.

Che quando c'era sembrava un angelo. Anche a Jordan, che la stava a guardare incantato e poi chiedeva a Vincent che ci faceva con una donna così bella.

E che quando non c'era...bhe...non c'era. Punto. C'è poco da dire.

Comunque non era solo quello, e Jordan lo sapeva. Era dalla morte di Marco. E quello, proprio no, non era una cosa recuperabile.

Era morto, punto. E l'amico aveva accusato il colpo.

L'aveva accusato molto bene.

Ma ora no. Ora lo guardava, ridere, divertirsi. Che faceva di male, o di strano? Nulla, semplicemente, una volta tanto, parlava con qualcuno che, almeno per stasera, aveva voglia di starlo ad ascoltare. Qualcuno di sesso femminile, si intende.

Anche se Jordan aveva spesso la sensazione che il sesso non c'entrasse. A lungo andare anche i migliori amici non avevano più nulla da dirsi, non a parole, almeno. Ormai loro si conoscevano da tanto tempo, e la cosa era arrivata anche per loro.

Non c'era nulla di strano, o di cattivo: i veri amici stanno zitti, parlano poco. Non serve parlare, si guardano e si sono capiti. Quello che interessa ai vecchi amici è stare insieme, trovare un po' il senso di un passato che comunque, appunto, passa e non c'è più e manca, e quando manca fa male al petto, tira forte e occlude la gola in un modo che non sai spiegare, ma comunque non ci pensi perchè è la vita, è normale che sia così, poi una serata con un vecchio amico, uno che c'era prima che Marco morisse, prima che Max arrivasse, prima che le cose accadessero, ed ecco che magicamente un po' di vita torna e non pesa più, non è poi più così lontana, non è poi più così amara.

Questo fanno i vecchi amici. Stanno zitti, e stanno assieme. E quando stanno lontani si sentono per un istante, per sentire che sono ancora vivi, perché in fondo che ci sarà poi da raccontarsi in questa vita sempre uguale? Sei vivo, basta. Questo mi solleva. Prima o poi ci rivedremo e non avremo nulla da dirci lo stesso e ci saremo comunque detti tutto.

Questo, comunque, bisogna dirlo, vale per gli uomini. Le donne, chissà com'è, in un modo o nell'altro trovano SEMPRE qualcosa di cui parlare. Come se il loro mondo fosse un po' più vasto di quello degli uomini. Salvo poi, quando un esponente del sesso forte si trovi ad ascoltarle, osservarlo mentre si rende conto che in fondo in fondo forse è più piccolo. O forse che è grande uguale, ma che le donne in qualche modo lo riempiono.

Alcune donne lo riempiono d'essenza, altre donne invece d'assenza.

Ad ogni modo i vecchi amici stanno zitti. E a volte si arriva anche a non ricordarsi più il suono della propria voce. E allora cosa c'è di più dolce di ricordarla con qualcuno che non sa chi sei ed ha voglia di ascoltarla?...di ascoltarti?

Di sentirti.

Cosa c'è di più bello di qualcuno che ascoltandoti ti fa sentire che ci sei ancora? To', credevi di non esserci più, invece eccoti qua. Strana la vita, eh?

Eccoti qua.

E ora Jordan guardava il suo amico che eccolo qua, si sentiva un po' vivo dopo tanto tempo.

E lui lo lasciava vivere.


II.


Un altro gelato sulla panchina di fronte alla gelateria. L'albergo era vicinissimo, e la voglia di andare a dormire lontanissima.

- Insomma, di cosa hai detto che ti occupi, alla fin fine?-

- Non l'ho detto.-, disse Vincent con noncuranza. - Ma occupatevi del mio amico. Lui è uno fico. E' un ingegnere.-

- Ma non è vero!!-

- Lasciatelo perdere, è solo modesto...in realtà è un geniaccio.-

- Ma gli ingegneri non sono fighi per nulla.-, sottolineò la ragazza mora ricciolina.

- No, aspetta, gli ingegneri fanno delle cose spettacolari!...-, riprese il ragazzo. La moretta si mise a ridere.

- Allora è vero che sei un ingegnere...-

- Ve l'ho detto, io...-

- Ma io non...no, non sono un ingegnere!...-

- A me gli ingegneri piacciono.-, fece la rossa.

- Anche a me! No, cioè, aspetta...-

- Fagliela vedere, Joe! Tira fuori una macchina del tempo o qualche giocattolo simile!-

- Non chiamarmi Joe!-

- Io credo che Joe sia carinissimo.-, disse la rossa.

- Oh, anche io. Sempre detto io!... Vin, chiamami Joe quanto ti pare!-

Le ragazze risero. Vincent si limitò a sorridere. L'amico riprese a leccare il suo cono che stava cominciando a colargli per tutta la mano. Poi la ragazza mora si ricompose, e si voltò verso Vincent:

- E tu di cosa hai detto che ti occupi?-

- E tu come hai detto di chiamarti?-

- Io sono Sonya e tu non vuoi dirmi di cosa ti occupi.-, fece lei imbronciata. Scherzava.

- Non è vero.-

- Che mi chiamo Sonya?-

- Che non ti voglio dire di cosa mi occupo. La realtà è che non faccio nulla. Mi lascio passare il tempo attorno. Prima o poi si stancherà di passare e finalmente capirò cosa faccio.-

Ahia. Jordan si accorse subito dele parole dell'amico. Si stava rincupendo, e no, non andava bene.

- Al mio amico piace tenere un tono teatrale. In realtà ha tanti interessi.-

- Ah si?-, chiese Sonya. - Quali?-

- Colleziono spore, muffe e funghi.-

- Come?-

-Ehm..cinema! Vincent è un esperto di citazioni filmiche. Vero, Vi'?-

- Oh, per esser vero è vero...-

- Certo che siete proprio una bella coppietta di inseparabili, voi due, eh?-, chiese la rossa.

- Inseparabili, si...-

- Emy, ma ti sembrano domande da fare? Chissà cosa avranno capito...-

- Primo, non era una domanda. E secondo...- - Marte.-

Smisero tutti di parlare e guardarono Jordan. Era lui che aveva pronunciato quel nome.

- Come?-

- Marte.- stava guardando verso il cielo. - Guardate come è luminoso Marte, stasera. Sembra quasi più grande. Anzi... è DECISAMENTE più grande.-

Alzarono tutti gli occhi al cielo. Effettivamente quel puntino rosso sembrava decisamente fuori posto, così grande nel cielo notturno. Sembrava più grande della stella polare.

E...-Aspetta un momento!...-, gridò Emy - Ma sta diventando ancora più grande.-

- Aaahhh, è una illusione ottica.-

- No no è più grande.-

- In effetti sembra che...-

- CI VIENE ADDOSSO!-, gridò Jordan.

Si alzarono tutti in piedi. Emy lentamente.

Cento metri più in là, il ragazzo dal ciuffo bianco guardava il cielo e si chiedeva cosa accidenti fosse quel punto che diventava sempre più grosso nel cielo. E come fosse possibile che non ne sapesse nulla.

A tutti e cinque tremavano le gambe.

Uno pensava che probabilmente era arrivato il momento della fine. Un altro pensava che questo mometo non avebbe dovuto esserci. Il terzo che se questo momento non ci fosse stato sarebbe stato meglio. La prima ragazza trasformo il brivido che le correva lungo la colonna vertebrale in un lieve sussurro, e l'altra trattenne a voce in gola per evitare di gridare.

Benvenuto, destino.


III.


Si avvicinava. Non c'era alcun dubbio. E si avvicinava ad una velocità assurda. Moltre altre persone a questo punto se n'erano accorte e tenevano il naso in su, nel tentativo di capire. Qulcuno strillava. La tranquilla serata estiva era diventata decisamente molto meno tranquilla.

Vincent pensò che gli sarebbe piaciuto stare tranquillo, almeno un po', nella sua vita. Si chiese istintivamente se queste cose capitassero anche ad altri. Si guardò intorno, vedendo tutta la gente col naso in su.

"Bhe, evidentemente si.", pensò. "Ma così di continuo?"

Ammise però con se stesso di star esagerando. In effetti non gli era mai successo di vedersi precipitare un meteorine (un pianeta? Una nave? Un satellite?) in testa. E che i fin dei conti doveva anche esserci una prima volta per ogni cosa.

Però, eccheccazzo...

- Cos'è, geniaccio?- chiese a Jordan. - Una nave? O un meteorite?-

Si rese conto però che stava urlando, perchè ora il disco rosso aveva cominciato anche a sibilare. Sempre più intensamente.

- SE DEVO DIRE LA MIA- disse l'amico -A ME SEMBRA UN RAGGIO!...-

- UN RAGGIO? COME QUELLO DI...-

- SI, PROPRIO QUELLO!..-

- ALLORA SIAMO FOTTUTI!...-

- CORRIAMO!! DOBBIAMO CORRERE!!-, ma la sua voce non si sentiva praticamente più. Strattonò quindi l'amico e le due ragazze appena conosciute incitandole a correre.

Il ragazzo dal ciuffo bianco estrasse il suo giocattolino e premette alcuni pulsanti. Un visore olografico apparve innanzi a se. Digitò alcune cifre, e aspettò il risultato. Quello che stava vedendo non aveva senso, ed andava oltre le sue conoscenze. Il che non era troppo normale. Poteva essersi perso per strada quanti tipi di pesti esistessero, e forse non era troppo ferrato in storia antica. Ma il suo mondo lo conosceva bene, santo cielo.

...o no?

No, c'era qualcosa che non andava, un solo elemento stonato, si, certo, ma talmente grande da poter rendere completamente diverso tutto quanto. Da cambiare il destino delle cose, da modificare gli eventi che sarebbero stati. Loro non dovevano strare lì, dovevano muoversi! Altrimenti...

La luce era ormai un grosso disco rosso nel cielo. Scapparono tutti, e Jordan, Vincent, Sonya, Emy ed il ragazzo dal ciuffo bianco non furono da meno. Si dispersero, qualcuno si rinchiuse dentro i locali, altri i buttarono tra i cespugli, qualuno semplicemente corse fino a che ebbe fiato. Lui si alluntanò di pochi isolati, poi riparò in un vicolo. Pensò che se quell'oggetto, qualunque cosa fosse, avesse realmente impattato con la terra non ci sarebbe stato posto in tutta la confederazione in cui si sarebbe potuto dire al sicuro. Quindi, un posto valeva l'altro. Poteva anche rimanere fermo, a pensarci bene.

Per la cronaca, il vicolo era proprio in direzione degli alberghi.

Nel frattempo l'apparecchio aveva (da un bel po', per la verità) dato i suoi risultati. Ci fece caso e lesse. E quello che vi trovò scritto confermò i suoi pensieri: non doveva esserci alcun evento del genere, lì, quella sera. Qualunque cosa fosse, né la storia, né il tempo l'avevano registrato.

Il fatto è che eravamo vicinissimi al rendez vous. Come avrebbe influito questo sul corso degli eventi? Praticamente tutta la storia futura dipendeva da questo.

Fu distratto temporaneamente da una locandina pubblicitaria. Una delle tante di cui la città era tappezzata. Non ci aveva fatto troppo caso, fino ad ora, ma avrebbe dovuto. Ricordavano la festa, la domenica successiva, per la definitiva cessazione delle ostilità della terza guerra civile mondiale. Il mondo era in festa, pareva dalla locandina, era felice, e si prearava ad un futuro infinitamente migliore di quello che era stato prospettato fin lì.

- Ma..-

E allora capì. C'era effettivamente qualcosa che non andava, in tutto quel contesto.

Ed era lui.

Una luce abbagliante li investì, tutti. Per un istante fu tutto bianco.


IV.


Nel 2005, molti anni prima, in seguito a non meglio specificate operazioni di studio, vennero messi in orbita diversi salelliti laser ad alimentazione nucleare. Veri e propri bisturi chirurgici in grado di affettare vaste zone del pianeta ad un insemplice "invio" da terra. Poi accadde che per vari motivi il mondo non li vide mai all'opera, se non per un solo, tragico, caso.

Nel 2020 un criminale internazionale, Tao, convinto che la divisione in due parti di ogni cosa fosse l'unico modo per giungere alla sua perfetta conoscenza e quindi alla perfezione, riuscì a prendere possesso dei codici di controllo di uno dei stelliti e tentò di tagliare in due la città di Hospitia. Una città di 27 milioni di abitanti.

Solo l'intervento di un vigilante, che operava, al di sopra della legge, da alcuni anni, impedì quella che sarebbe stata una strage senza precedenti. Nonostante questo, il vigilante non riuscì ad arrivare in tempo per evitare anche l'accensione del macchnario, che riuscì comunque a colpire una decina di chilometri della riviera ovest della città. Morirono 8726 persone, che si aggiungono agli oltre 12mila feriti. Il raggio era praticamente identico a questo, con la sola differenza (Jordan ci pensò mentre iniziarono a correre) che questo aveva impiegato troppo tempo a raggiungere la terra. I satelliti si trovano in orbita geostazionaria, quindi i raggi, che si muovono alla velocità della luce (vincolati, certo, al fatto che non ci troviamo nel vuoto assoluto) non avrebbero impiegato che un istante a giungere sulla terra. Quindi, delle due una: o il punto di partenza è infinitamente più lontano (così a spanne Jordan ipotizzò una distanza a metà strada tra la Terra e Giove. Tenendo sempre conto della direzione di Marte), oppure quello che stava scendendo non era un raggio di luce, ma un vero e proprio oggetto materico, e come tale, costretto a tutti i vincoli della materia stessa.

In ogni caso restare lì sotto non era una buona idea. E sia nel caso che fosse un raggio proveniente da molto lontano, sia nel caso che fosse un oggetto materico (una nave, ad esempio) limitavano moltissimo la sua gestibilità, quindi la lontananza oggettiva dall'oggetto in questione avrebbe senza dubbio garantito più possibilità di sopravvivenza del semplice star fermi.

La somiglianza con quei raggi, comunque, era impressionante. Rosso in partenza, diventavano sempre più luminosi e sempre più larghi (almeno così apparivano trovandocisi sotto) fino a che una luce bianca abbagliava tutto.

Questo lo si sapeva grazie a quello che avevano ripreso alcune telecamere a circuito chiuso nel 2022.

Chiaramente, se avevi visto tutto questo, a questo punto eri ormai morto.


Per la cronaca, la parziale sconfitta del vigilante e del suo esercito, che si occupavano fondamentalmete di tenere sotto controllo le bande criminali cittadine, portarono gradualmente alla sua sparizione, un anno dopo. Di conseguenza la criminalità riprese a prosperare, gli omicidi aumentarono in modo disarmante, e la città divenne una fogna.

Il padre di Jordan venne ucciso nel 2022 da una di queste bande.


Il che è un caso particolarmente curioso, dato che nel 2024 Jordan scoprì che suo padre, ingegnere anch'egli, era il progettista e costruttore delle armi del vigilante stesso. Le costruiva segretamente in un fondo segreto di sua proprietà, 5 livelli sotto casa loro.


Sempre per la cronaca, sono in pochi a saperlo. Non l'ha mai detto nemmeno a sua madre, povera donna.


Vincent era uno di quelli che sapeva. E sapendo, sentiva di avere dei doveri. Voleva bene a quel ragazzo, dannatamente bene, anche se non faceva altro che prenderlo in giro, e a volte sembrava che si comportasse prepotentemente con lui.

Lo faceva perchè ti voleva bene, stupido testone...


Quando la luce cominciò ad aumentrare, Vincent spiccò un salto e coprì istintivamente l'amico con il suo corpo.

- Ma che..?-

Ma nessuno potè sentire la sua voce.

Il rumore era assordante e la luce bianca aveva ormai avvolto tutto.


V.


Eppure, come sembrava essere arrivato, tutto questo era scomparso. Quando le persone ricomiciarono ad aprire gli occhi, non v'era più traccia della luce. Di nessuna luce. Era tutto al buio, tutto spento, tutto silenzioso. Anche la luna in cielo non era piena, e quindi non faceva molta luce. Persino i motori si erano spenti.

Piano piano, alcuni lampioni sfarfallavano tentando di riprender vita. Un paio di essi scoppiarono, e qualcuno gridò per lo spavento. Ma lentamente la luce tornava e le radio si riaccendevano, pur trasmettendo solo nebbia elettrica.

- Ohhh...levati di dosso...- disse Jordan. - Cos'è, avevi paura che non mi uccidesse il raggio?-

- Non ci ha uccisi...non ci ha uccisi, Joe!-

- Già..così pare. Ma cosa è successo?..-

- Sembra essere stata una tempesta elettromagnetica.-, disse Emy.

- Bhe, allora la tempesta magnetica più strana della storia. Vieni, Sonya, ti aiuto ad alzarti..-

Alcuni motori cominciavano a rimettersi in moto. Nel caos dell'accaduto, nessuno aveva ancora notato il bagliore che veniva dai giardini, dalle colline, dai tanti spazi verdi. Tante piccole lucine azzurre avevano acceso la notte del piccolo paesino.

Nessuno ancora lo sapeva, ma l'evento si era vissuto contemporaneamente in circa 1000 punti su tutta la terra. E ovunque, ove si era verificato, gli alberi nel raggio di decine di chilometri si erano messi a risplendere d'azzurro.

Nonostante la copertura fosse di alcune decine di chilometri in ognuno di questi punti, tuttavia, a poco più di un centinaio di chilometri un omino normalmente calmo e rilassato stava sbraitando contro il suo intero campo che improvvisamente sembrava esser diventato un lago, da quanto era azzurro.

Si tirarono tutti su, si aggiustarono i vestiti, controllarono di non essersi fatti male. E nella confusione generale tutti quanti si chiedevano che cosa diamine potesse essere successo. Qualcuno dava la colpa alle scie chimiche, altri dicevano che le scorie radiattive che per anni il grande stato aveva fatto "sparire" stavano dando i loro frutti. E mentre qualcuno stava cominciando a dire che non c'erano più le mezze stagioni, i quattro si allontanarono in direzione dell'albergo.


Il ragazzo dai capelli bianchi stava uscendo ora dal vicolo, ma non li vide più.

- Oh, accidenti. -

Guardò a destra ed a sinitra, ma niente.

- Oh, accidenti, oh, accidenti!!... Tra poco sarà- si interruppe quando vide la luce alle sue spalle. Riconobbe anche il sumore, oltre che la luce. Era una sorta di turbina, ma in miniatura, e andava ad alternanza.

Era estremamente antiquata, come tecnologia, ma funzionava. Si stupiva sempre del fatto che fosse stato possibile costruirla.

Si voltò a guardarla.

-..troppo tardi.-



VI.


La macchina appariva come poco più di un artefatto artigianale. Costruita in quarzo e avorio, aveva una poltroncina a vista in pelle di fronte alla consolle di comando sulla quale trovava ampio spazio soprattutto una grossa leva con il pomo di cristallo. Era sormontata, nella parte posteriore, di un apparato circolare molto ampio, una sorta di cupola sulla quale sembrava ruotare molto velocemente una scarica di corrente. Tale cupola si trovava anche nella parte anteriore, questa rivolta verso l'interno, all'opposto dell'altra. Varie scariche di corrente stavano percorrendo la cupola, mentre un enorme bagliore irradiava tutta la scena. Sotto il sedile era installato quello che il costruttore, con molta fantasia, definiva il "suo" flusso canalizzatore. I condensatori di struttura accompagnavano tutta la linea dell'apparecchio, che ai bordi estremi era piena di condensa ghiacciata. Lo chassis era, curiosamente, interamente in legno, colorato di blu e bianco. Ad accompagnare questa cosa, un lampeggiante tipo vecchia auto della polizia era montato sulla fiancata sinistra. Un enorme sbuffo di vapore uscì dalle gondole posteriori e diverse granaglie di ghiaccio caddero a terra, alcune vaporizzandosi all'istante. L'occupante, seduto sul seggiolino centrale, tossiva.

Era un ragazzo, avrà avuto si e no 20, 25 anni. Aveva un berretto da aviatore con relativi occhialini ed un giubbotto di cuoio, con una sciarpa rossa, molto lunga.

Finito di tossire, si alzò gli occhiali e si guardò attorno. Tirava su con il naso. Si stropicciò un po' gli occhi, e vide che il ragazzo dal ciuffo bianco era l'unico essere umano nei dintorni.

"N-no..", pensò il ragazzo con il ciuffo bianco. "non deve andare così.."

- Mi...mi capisci?-, disse il ragazzo a bordo della struttura.

" Accidenti, no...no..."

- Dovresti capirmi, non dovrei essere finito troppo lontano dal mio punto di partenza, almeno a livello spaziale...-

Scese dall'apparecchiatura, togliendosi il berretto. Era biondo, ed aveva i capelli corti. L'altro continuava a non parlare.

Il biondo prima di rivolgersi nuovamente al suo (non) interlocutore prese un oggetto da sotto il sedile, a fianco al flusso canalizzatore. Era una custodia rettangolare, di metallo, pesante. Più piccola di una valigetta.

- Ehi? Mi capisci?-

- S-si..-

- Ohh! Meno male! Allora, ascoltami, ho una storia da raccontarti...-

-No, io...non deve andare così...-

- Cosa non deve andare così? Ah, comunque, ascolta, non ho molto tempo. Allora, queste sono due pistole. So che non ti sembreranno, ma ti garantisco che lo sono. No, tranquillo, non voglio spararti. Del resto non ti farebbero neppure del male, a dirla tutta. Però io le devo nascondere, perchè...- una piccola scarica bluastra ripercorse la struttura.

- Oh-oh...-

- Già..oh-oh...-

Gli mise le pistole in mano.

- Tieni! Non posso fermarmi! Credevo di avere più tempo, ma il prototipo deve essere difettoso...-

- Già...-

Il biondo risaltò a bordo dell'apparecchiatura, che stava aumentando notevolmente le scariche elettriche.

- Nascondile! Fanne quello che vuoi, ma nascondile! Tornerò a prenderle.-

- Si, certo...-

Di nuovo il rumore di prima, il lampeggiante riprese a girare, e le due cupole presero a far scorrere energia sulle solo lamiere in senso inverso. Il ragazzo al suo interno stava gridando qualcosa, ma era come se il suono della sua voce non facesse più parte della realtà.

- Credimi che lo so bene che sei pienamente intenzionato a tornarle a riprendere...-, ma ormai sapeva che era tutto fuori asse, e che non sarebbe più riuscito a mettere in atto i suoi piani. Non come avrebbe voluto lui, almeno.

E ora, che poteva fare? Correva da Vincent? Gli diceva che, guarda, queste sono per te, un tizio me le ha appena lasciate, in realtà la storia dice che aveva incontrato te ed a te le aveva date, ma ora c'è stat questa storia del raggio che ha scombinato tutto, e bon, nulla, comunque sono qua, insomma, sono per te?

Probabilmente non avrebbe funzionato. E cosa avrebbe cambiato, poi, non fare la chiacchierata con il viaggiatore? E farla con lui, invece, come avrebbe influito sulla storia futura? Lui che comunque, avrebbe fatto parte del suo, di futuro? Come avrebbe reagito, qualora l'avesse ritrovato nel suo cammino, già conoscendolo?

Accidenti, e ora cosa diavolo doveva fare?

Il vapore aumentava, e gli stantuffi della macchina pompavano spinta motoria a quella che poteva sembrare tutto tranne che un mezzo di locomozione. Poi la luce, e sprazzi di energia avvolsero violentemente la struttura che stava levitando e un istante dopo non c'era più.

Era il rendez-vous. L'evento più importante della storia.

E l'avevano mancato.


Improvvisamente, uno scudo di energia bluastra chiaramente visibile lo circondò.

- Ma che..?-

SISTEMA DI ALLERTA! SISTEMA DI ALLERTA! PROTOCOLLO DI SICUREZZA CAMPO DI STASI TACHIONICO. INTRODUZIONE BARRE DI CONTENIMENTO. ASSORBIMENTO ERRORI.

Cercava di togliersela di dosso, ma era come avere una specie di retina elettrizzata. Solo che non gli faceva male.

-Ma chi è che parla?..-

ASSORBIMENTO VISIVO. CANCELLAZIONE SCHEMA OTTICO.

Scomparve, piano piano.

Ma era ancora lì, in qualche modo lo percepiva.

INIZIO CONTO ALLA ROVESCIA. TEMPO LOCALE STIMATO: DUE SETTIMANE, 23 ORE, 59 MINUTI, 32 SECONDI E 4 DECIMI.

-...-

OCCULTAMENTO VOCALE. DA QUESTO MOMENTO QUALUNQUE COMUNICAZIONE VERRA' PERCEPITA UNICAMENTE DALL'UTENTE.

- (Quindici giorni...quindici giorni di tempo per aggiustare le cose...)-


Si accovacciò, e si sedette su un mattoncino lì per terra.

Aprì la scatola.


VII.


Le nuvole hanno un loro preciso punto di vista. Tu le vedi, lassù, in alto, che si spostano, lentamente, si scompongono, si ricompongono, a volte si sfalano e basta. Provare a pensare come possano vederci loro invece è...interessante. Se quelle lingue che si sfaldano e si spostano fossero terre, come le nostre? Se fossero lontanissime, infinitamente di più di quanto appaiono a noi? Se lassù (laggiù) ci fossero persone, montagne, alberi, città? Se quelli fossero continenti, e ci vedessero esattamente nello stesso modo? Certo, il loro si sposterebbero ad una velocità impercettibile per noi (che non riusciamo a percepire lo spostamento dei nostri neppure da una dinastia all'altra), ma potrebbe semplicemente trattarsi di una diversa percezione temporale. Magari loro vedono i nostri continenti spostarsi alla stessa velocità con cui noi vediamo spostarsi i loro. E ora stanno guardando noi, e tra un istante guarderanno noi tra milioni di anni, e poi magari nell'arco della giornata potrebbero essere avanti a noi di miliardi di anni...e loro lo stesso per noi.

Le nuvole hanno il loro punto di vista, e guardandoci potrebbero pensare "guarda, quel lembo di terra somiglia a una mucca", "quello a una pecora", fino all'immancabile drago.

Quando le nuvole passano danno un senso della mutazione dell'eternità, della sua leggerezza, della sua temporaneità. Ci spiegano che ogni cosa E' fino a che continua a farlo, poi svanisce, ed è come se non ci fosse mai stata. E' un concetto che faremo meglio a tenere bene a mente, perchè noi viviamo la nostra vita, la crediamo funzionale, perfetta, immutabile, e lottiamo per la sua persistenza. Magari ci adagiamo, oppure ci accomodiamo nella sua forma. Ci piaccia o non ci piaccia, capiamo che è la NOSTRA forma e facciamo in modo che funzioni al meglio possibile.

La nostra vita.

Che un bel giorno si rompe, e sempicemente non funziona più. Si rompe perchè il male ha fatto il suo ingresso, la resa instabile, l'ha resa fragile, l'ha resa diversa. Quello che funziona perfettamente, che ha SEMPRE funzionato alla perfezione, improvviamente per l'intromissione del male non può più funzionare.

E il male si presenta in molte forme: una malattia, un errore, una perdita, o più semplicemente la stupidità.

Tutte queste cose sono in grado di distruggere il mondo per come lo conosciamo. Esattamente come un normale colpo di vento è in grado di distruggere una nuvola. Spostarla. Cambiarla. O cancellarla.

Tutto quello che interviene in una situazione per cambiarla è catalogabile come male. Tutto quello che riusciamo a fare per restituirvi una nuova situazione, in grado di stare di nuovo in piedi e funzionare, è altresì catalogabile come bene.

A questo pensava, il giorno dopo, il ragazzo con il ciuffo bianco, steso su un prato dabbasso alla rocca. Guardava le nuvole e pensava a come un semplice elemento, introdotto probabilmente in maniera casuale, avesse cambiato completamente il senso di quel che stava accadendo..no, di più: aveva cambiato la forma di tutto quanto. La sua struttura. La sua realtà.

Aveva pensato di mettersi lì disteso, a rilassarsi, perchè, sebbene avesse continuato a seguire gli altri due ragazzi, effettivamente si era reso conto del fatto che comunque non aveva più né senso né importanza controllarli. Forse li aveva seguiti fin lì, quella mattina, solo per prendersi un po' di tempo e pensare a cosa fare. Ma ora tutto quello che lo circondava non era più la SUA realtà, e di conseguenza eppure suo interesse.

Se lo scudo di contenimento non si fosse attivato immediatamente, lui sarebbe sparito immediatamente. Molte cose sarebbero andate diversamente, gli eventi avrebbero preso una piega sicuramente inaspettata, ma sicuro al cento per cento, non quella. E lui non si sarebbe trovato lì. Forse non sarebbe nemmeno esisitito, chissà.

Era sano porsi queste domande? Gli avrebbe fatto bene? Ma cosa avrebbe potuto fare, in effetti, per rimettere le cose a posto? Perchè tra 14 giorni il campo di contenimento avrebbe smesso di funzionare, e ovunque avrebbe dovuto essere la sua posizione in questo nuovo schema di nuvole che si era venuto a creare, lui si sarebbe trovato lì, cancellando definitivamente il suo passaggio in questo schema.

Il telefono squillava, ma lui per il momento non sapeva cosa rispondere, quindi evitava di farlo. Si chiedeva anche se avrebbe avuto un senso. Quando l'ha chiamato, la sera prima, non ha avuto una gran bella sensazione. Sperava di sbagliarsi, ma probabilmente aveva ragione. Era SICURO di avere ragione.

Ma non voleva ancora ammetterlo a se stesso.

Come stava pensando, il punto di vista delle nuvole è importante. Intanto stava riflettendo che stare lì a guardarle, assurdamente, potesse essere la cosa più intelligente da fare.

E non si sbagliava.


IIX.


La rocca era effettivamente bellissima. In alto poi c'era un panorama a dir poco stupendo. Si dominava l'intera vallata, tutta interamente ancora verde, ancora antica, ancora come una volta. Qui le città livellari non erano ancora arrivate, e Vincent non riusciva a non pensare che fosse una cosa meravigliosa. Guardando in basso, la caduta era veramente ripida. Saranno stati almeno un centinaio di metri. Faceva uno strano effetto trovarsi lassù. Forse perchè aveva tre quarti di millennio, forse perchè questa regione era considerata il cuore verde del paese. Oppure era il fiume. Faceva un bell'effetto, comunque.

Oppure era la fortezza stessa. Era assolutamente dominante, si capiva che apparteneva ad una posizione di controllo. Perchè se da una parte poteva far pensare ad un simbolo di potenza della città sottostante, la verità era di tutt'altro genere. In realtà la sua stessa presenza segnò il declino dell'autonomia e del libero comune della città stessa: la sua esistenza, è chiaro, doveva accrescere il sistema di fortezze che il papato, dopo la faccenda di Avignone, pose a presidio dello stato. Non aveva nulla a che vedere con le difese comunali. Del resto, a quel tempo, gli statuti comunali vennero riformati: si passò dalla podestà al vicario.

Prima della rocca, comunque, sul luogo si trovava già un monastero di clarisse. Prima ancora, invece, una semplice torre. Oggi, invece, la fortezza di torri ne aveva ben quattro, una delle quali, il "Mastio", molto più alta e possente delle altre. Anticamente era anche circondata da un fossato, e questo non doveva far altro che accrescere la sua imponenza. Del resto, non è mai stato un castello residenziale, ma militare. Nonostante questo, però, ospitò Papi, imperatori, cardinali, dignitari. E detenuti. Infine divenne infatti un carcere.

Vincent si accese una sigaretta e si trovò a riflettere su questa cosa. Il papato lavorò per accrescere l'unità del paese. Se non ci fosse stato, il paese dove si troverebbe ora? La chiesa aveva fatto più danni o più lodi a questa nazione?

I cittadini compresero benissimo la situazione: infatti per un lunghissimo periodo tennero la rocca al di fuori della loro vita, la ignorarono. Diciamo pure che la detestavano.

Passarono almeno due secoli prima che le chiavi della rocca passassero in mano ad un cittadino locale, anch'egli comunque funzionario papale.

Vincent pensò che non gli faceva per niente bene documentarsi su quello che stava per visitare. Gli toglieva un po' la magia del luogo, la possibiità di giocare con la sua immaginazione.

Tornò allora a riflettere sull'altezza. Dava quasi fastidio, guardare così in basso.

Eppure, qualche cattivo pensiero lo avvolse.

Andava tutto male, no? Oppure era solo una sua sensazione? Marco non c'era più, l'amore si rivelava spesso essere quello che è, l'economia è uno schifo e nemmeno la certezza della dignità di un lavoro esisteva più per dare spinta alla vita, all'esistenza. Cos'è un uomo senza dignità?


Ma forse stava solo esagerando. Fortunatamente, almeno per il momento di problemi di soldi non ne aveva. Non aveva un lavoro, ma non gli mancavano i soldi. Le persone, purtroppo, a questo mondo se ne vanno. Gli amici stessi vanno e vengono, e nei casi peggiori se ne vanno e basta. Si, è dura, ma il mondo si è mai fermato per questo?

E l'amore, bhe, l'amore...

Riguardò giù. Certo che sarebbe stato un bel salto. Un salto, appunto, e via. E basta problemi, e basta pensieri.

Era attraversato spesso da pensieri del genere. No, non gli piacevano. Ma del resto, che ci stava a fare ancora lì, a quel mondo? A chi era utile?


- Yuuuhuu! Vincent!!-

Era Jor...aspetta un momento!

L'amico era sul cornicione di un tetto, una decina di metri più in su, con le ragazze. PERICOLOSAMENTE in bilico.

Era QUEL COGLIONE di Jordan.

Improvvisamente si ricordò a cosa serviva che fosse lì, e corse velocemente a tirarlo giù.


IX.


Guardare le nuvole di passaggio non era stata l'unica sua attività, dalla sera prima. Anche se il mondo era precipitato talmente in fretta che così gli era parso fosse esattamente così.

Stava ancora guardando le pistole da qualche minuto, quandò suonò il cellulare.

- Pronto.-

- Ehi, che voce...che è successo?-

- E' andato tutto male. Le cose non hanno funzionato. C'è stata una grossa luce rossa in cielo, che ha scombinato tutti i piani di alcuni minuti. E quando la macchina è arrivata, alla fine loro non eran- - Ma di cosa stai parlando, scusa?-

Si sentì confuso.

- Ma...l'appuntamento, non ricordi? Ti sto dicendo che l'incontro è saltato, non si sono incontrati...non è stata colpa mia, davvero, mi dispiace così tanto ma io STAVOLTA non c'entro, giuro...-

Dall'altro capo nessuna risposta.

- Pronto?-

- Si, sono qua...-

- E perchè non mi rispondevi?-

- Io..non capisco che cosa tu stia dicendo...-

- Ma come non capisci? L'incontro, santo cielo, il rendez vous, non ricordi?-

- Il rendez vous con chi? Scusa, ma stai bene?-

- Scusa, ma tu per che cosa mi hai chiamato?-

- Volevo solo sapere come stavi, e se domani ci vediamo.-

- Ma come sarebbe a dire se ci vediamo? Ma non ti ricordi dove sono?!-

- Dovrei?-

Smise di parlare lui, stavolta. Era evidente che era cambiato qualcosa. Anzi, ben più che qualcosa. Se non si ricordava dov'era, se non si ricordava l'evento, se non ricordava l'appuntamento da sorvegliare, questo significa che l'appuntamento non esisteva più. Che non era MAI esistito. E che non c'era alcuna ragione storica perchè lui si trovasse lì. Ecco perchè era entrato in funzione il sistema di contenimento.

Senza di esso, lui sarebbe sparito.

-...no...forse hai ragione tu...non dovresti.-

- Non capisco.-

- Scusa, ti richiamo.-

Restò ancora a lungo seduto su quel mattocino. E guardò le pistole. Ne aveva sentito parlare tante di quelle volte, come se fossero una cosa leggendaria. E ora ce le aveva lì.

E non erano poi nulla di che.

Erano leggerissime, sembravano dei giocattoli di plastica. Quantomento sembravano vuote. Eppur era evidente che fossero di metallo. Un metallo strano, ma di metallo. L'augello aveva la punta di..vetro? O un cristallo trasparente? Insomma, il peso comunque non corrispondeva, di qualunque cosa fossero fatte, era qualcosa di sconosciuto.

Ne puntò una contro un muro, e sparò. Fece per sparare, almeno, perchè non accadde assolutamente nulla. In fin dei conti, DANIEL gliel'aveva anche detto, che non avrebbero funzionato.

Ma a cosa serviva tutto questo, allora? Perchè questo evento era così importante?

Pensò anche di tornare indietro, ma il problema è che non c'era più un indietro. Non ci aveva mai capito nulla di ritorno al futuro, ma anche un bambino ormai era in grado di comprendere il paradosso del nonno: se cancelli la causa scatenante di un evento, cancelli l'evento stesso. E siccome lui si trovava lì per controllare l'evento stesso, allora...

No, però aspetta...lui non doveva essere lì, quindi...ma se lui non fosse stato lì, allora l'esistenza stessa dell'evento non sarebbe stata più a rischio. Allora doveva solo far seguire agli eventi il giusto corso e tutto si sarebbe rimesso a posto...

Ma così poi l'evento si sarebbe ripetuto, e il tutto si sarebbe perso in un loop...

No. Non era neanche così. Diamine, che confusione che stava nascendo...Lui non c'entrava nulla con la cancellazione dell'evento. Proprio nulla. Era stata quella luce rossa. Solo quella. La sua presenza aveva trasliterato tutti di alcuni minuti ed alcuni metri, e alla fine quelli avevano impedito l'esistenza dell'evento.

Aveva due settimane per comprendere cosa diamine fosse stata quella luce rossa.



X.


Nel frattempo Vincent e Jordan avevano accompagnato le ragazze all'albergo. Casualmente, queste dormivano proprio nello stesso hotel del ragazzo con il ciuffo bianco.

Nello stesso momento, Max nel suo ufficio stava tirando le somme. Quello che stava accadendo, infine, era incredibile, ma anche, al contempo, ampiamente prevedibile.

L'economia capitalistica poneva le sue basi sul concetto di accomulo di risorse senza reale valore effettivo, ma solo simbolico. Ponendo per assodato che le uniche cose che abbiano realmente un valore, sulla terra, sono quelle che permettono l'esistenza e la persistenza della vita stessa, vale a dire l'acqua pulita, un ambiente sano, il cibo non contaminato, ma anche proprio la vita, la comprensione e la preservazione della stessa, in un ambiente sociologico che ne possa garantire una dignità in grado di far prosperare la crescita e l'evoluzione, sia intellettuale che materica che spirituale, e così via, è logico comprendere perchè il denaro, o perchè no, i metalli preziosi, possano avere una reale utilità pratica nel mondo economico solo se essi non prevaricano le cose realmente di valore.

L'economia capitalistica non aveva mai avuto cura di quello che vale realmente. Anzi, a dispetto di tutto, l'unica cosa che sia arrivata ad avere realmente un valore è il denaro stesso, assurto al livello di dio, in nome del quale tutto si fa e tutto è dovuto.

La cosa bella è che più il denaro si accumula e resta fermo, più perde valore. Ma accumularne è anche l'unico modo per dare potere a chi lo possiede. Così che l'unico modo perchè il denaro possa compiere il suo scopo di potere, è fargli perdere valore (togliendone anche a quello di chi accumula).

In un gioco logico, questo farebbe comprendere che esso sta venendo usato nel modo sbagliato, e che bisogna cambiarne il contesto speculativo. Ma sicome è ormai il denaro stesso a comandare (buffo: lo strumento per giocare diventa il gioco), volta dopo volta si cambiano le regole del gioco per lasciare che il denaro continui ad avere il suo stesso valore di sempre (se non, virtualmente, maggiore). Allora si dice che va in base al valore di qualcos'altro (che cambia valore anch'ersso in base alla richiesta), più avanti si dice che questo qualcosa non va più considerato, che l'unico metro di paragone è una delle tante valute stesse, poi viene fuori che nemmeno quella vale più nulla e si da valore qualcosa che nessuno sa ancora bene che cosa sia, e poi..poi...


Poi si arriva al punto limite. O almeno, l'estremo del punto limite. Perchè dietro al denaro c'è il lavoro. Dietro al lavoro c'è la produzione. Si presuppone quindi (ma non è mai stato preso troppo in considerazione) che per mantenere inalterato il valore...di una valuta (si, lo so, è ridicolo. E se provi a chiedere valuta di che cosa, la risposta grosso modo è: del potere d'investimento. Di cosa? Della valuta stessa) si è sempre andati esponenzialmente ad aumentare o diminuire, alternativamente o consecutivamente (spesso contempoaneamente) i due valori di lavoro e produzione.

Che hanno, entrambi, dei limiti fisici. Hanno il limite delle ore di lavoro (che non possono superare le ore giornaliere, e comunque già questo è una follia), ed hanno i limiti fisici strutturali dell'estrazione e produzione delle materie prime.

Le otto ore di lavoro considerate normali per quasi tutto il secolo passato sono, a detta di numerosi studiosi, sin TROPPI. Sono diminuite? Oh, no, a partire dal nuovo millennio sono aumentate, aumentate sempre di più, a dismisura, andando sempre a togliere reddito orario, diritti, normali condizioni umane che andrebbero considerate UMANE.

E questo è andato ad influire pesantemente sulla psiche dell'umanità tutta. Siamo più nervosi, siamo più incattiviti, siamo più folli. E' chiaro che questo è colpa di quei popoli che per primi hanno accettato questi trattamenti, e che approfittando della loro temporanea superiorità di PIL (ovvia) ha costretto gli altri popoli ad accettare la stessa condizione. Perchè invece che in salvaguardia del nostro status di umanità, noi continuiamo a comportarci come concorrenti.

La cosa ha portato sempre meno soldi nelle tasche dei cittadini. Che in questo contesto, prima ancora che cittadini sono CONSUMATORI. Consumatori che non consumano più, non avendo di che consumare.

Ora, quando una azienda che produce consumabili smette di vendere i suoi consumabili, ha diverse possibilità: o diminuisce il prezzo dei consumabili, per renderli più appetibili, o lo aumenta, nella speranza di ricavare di più dal poco venduto. In entrambi i casi, va incontro a delle certezze: se alza il prezzo, vende ancora di meno. Se lo abbassa, guadagna ancora di meno. In entrambi i casi, ha delle perdite, che la costringono a limare le spese. Dato che le spese delle materie prime per forza di cose aumentano sempre di più (perchè diventa sempre più difficile estrarle o produrle), la limatura non può che avvenire ancora di più sui guadagni dei lavoratori. Certo, esiste anche la possbilità che le materie prime non vengano più acquistate, per carenza di vendita dei prodotti. Allora in tal caso dovrebbero abbassare il prezzo. Allora sarebbero i guadagni dei produttori di tali materie a dover subire un drastico taglio. In ogni caso, lo spendibile per l'acquisto dei consumabili si dimezza sempre di più, portando il sistema al collasso. Allora si può chiedere ai lavoratori di rinunciare alle ferie, al posto fisso, all'esser pagati sempre, agli straordinari pagati, ai permessi, gli si può chiedere di lavorare di più, di accettare stipendi dimezzati, trimezzati, ma ci sono comunque limiti fisici.

Si può pensare che produrre di più possa permettere di abbassare i costi della produzione. E' vero, ma non quello delle materie prime. E quando milioni, decine di milioni, centinaia di milioni di veicoli, di frogoriferi, di lavatrici, di capi di abbigliamento, di computer, di oloviev, di telefonini, di lettori mp3, di tutto quanto, resta invenduto, che risparmio se ne sarebbe avuto?

E quando comunque il carburante per permettere ai lavoratori di raggiungere il proprio posto di lavoro raggiunge prezzi inauditi, cifre che sommate ai costi primari del veicolo raggiungono cifre molto più alte di quelle che il lavoro permette di acquisire, che si fa? Ci si va in bicicletta? A piedi? Bene, ma questo giocherà sulle ore della giornata disponibili per il lavoro stesso. Si arriverà a case aziende, magari a conduzione familiare? Non è quello che certe etnie straniere hanno fatto per anni nelle nostre amministrazioni?

Era davvero quello il futuro cui si mirava?

Quando c'era la possibilità, bisognava porre rimedio alla cosa. Bisognava comprendere che piuttosto che una società fatta così sarebbe stato meglio morire subito, tutti.

Sarebbe stato meglio così.

Nessun commento:

Posta un commento