domenica 8 luglio 2012

Capitolo 1 (forse non completo) di una cosa ancora senza titolo

Capita che non abbia troppo tempo per fare tutto quello che ho da fare. Capita anche che sia dietro ad altre cose, per dovere o per piacere. E capita che mi venga voglia di scrivere.

Per farmi perdonare il mio ritardo su "Il soffio leggero del tempo" (il fumetto), quindi, ho deciso di regalare a tutti voi che per qualche strano motivo avete il piacere di seguirmi, questa piccola chicca.

Per precisione, segnalo che l'antefatto di questo testo lo trovate qua.



CAPITOLO 1


I.

Alla fine era uscito. Qualcosa comunque gli mancava, in quella giornata sola come tutte le altre, vuota ed insulsa come ultimamente era la sua vita.

La sopraelevata non gli aveva dato certo conforto, ma almeno aveva avuto modo di ascoltare un po' di radio mentre viaggiava. Certo, poteva farlo anche in casa, ma non è la stessa cosa. A fare a meno ai chilometri sotto gli pneumatici non ci si abitua quasi mai. Anzi, no. Mai.

Alla Rosen era uscito. Se c'era una minima possibilità di trovarlo, era lì.

Parcheggiò quindi all'altezza della sessantaquattresima, al settimo piano. L'ascensore lo portò poi alla piscina.

Si sentiva un po' ridicolo, così vestito di tutto punto mentre attorno a lui tutti erano in shorts o direttamente in costume. Ma del resto, non era lì per nuotare. E pantaloni corti e sandali non hanno mai fatto per lui.


L'odore di cloro lo avvolse, ma non lo trovò fastidioso. gli ruppe la monitonia. Quello che gli diede un po' fastidio, invece, era il caldo afoso che si respirava lì dentro.

Ma quello fuori posto, in fin dei conti, era lui.

Gironzolò un po' attorno alla piscina olimpionica, poi si diresse a quelle da svago. si abbassò sul bordo proprio nel momento in cui l'altro stava toccando il bordo, e vi si appoggiò.

Tirò fuori la testa, e sorpreso si pulì gli occhi.


-Vincent!...-


-Come va, vecchio mio?...-



Si spostarono al bar. Lì la temperatura era decisamente più piacevole, e il refrigerio di una birretta gelata non peggiorava le cose.


-Non hai caldo?-

-Sono abituato. Piuttosto, è a te che tra poco prenderà freddo.-

Jordan sorrise.

-Sei sempre il solito. - fece una pausa, poi -Sai, mi fa piacere vederti. Mi pare che tu stia meglio. L'ultima volta che ti ho visto...-

-La vita continua. - tagliò corto lui - In un modo o nell'altro bisogna trovare il modo di andare avanti. Sai, dicono che il tempo aggiusta tutto.-

-Ed è vero?-

Si accese una sigaretta, e ne guardò il fumo andare in alto.

-No.-

Il ragazzo guardò la sua bottiglia, con noncuranza, senza dire nulla per un po'. Poi riprese:

-Hai bisogno di qualcosa?-

-Avevo solo bisogno di sentirmi meno solo. Mi sono accorto che in casa stavo impazzendo.-

-Forse non è stata solo la solitudine...-

-No, forse no. Allora, hai intenzione di invecchiare in mezzo a tutto questo cloro o andiamo a farci due passi?-

-Hai in mente qualcosa?-

-Bhe, forse si.- aspirò, poi spense la sigaretta. e riprese:

-Mi sono reso conto di non aver mai visto gli stati centrali.-

-E quando vorresti partire?-

-Ora. Adesso. Subito.-

-Bhe...lasciami almeno preparare. Le valigie, avvisare mia madre...-

-Ma che ti frega delle valigie...compriamo tutto quello che ci serve per la strada. E tua madre la avvisi per telefono.-

Jordan sapeva bene che Vincent poteva permettersi, di tanto in tanto, di fare queste affermazioni. Il modo in cui se li procurava non era totalmente legale, ma non gli mancavano di certo i crediti. E così partirono.

Nel contempo, ignari di tutto quello che i due avevano appena deciso di fare, i listini della borsa europea scendevano come sempre, tranne per quello che riguarda le azioni della Namara Fukumaru: improvvisamente, e per motivi sconosciuti a chiunque, anche ai maggiori esperti borsistici, le azioni di questa misconosciuta azienda manifatturiera parastatale avevano cominciato a salire vertiginosamente. I possessori delle tali azioni stavano per ritrovarsi imporovvisamente ricchissimi, e tutto questo, come sempre, senza che il mondo avesse minimamente a rendersene conto.


Assieme a questi piccoli cambiamenti improvvisi, stavano accadendo anche altre cose di portata decisamente più grande, ma delle quali, ugualmente, nessuno si sarebbe certo reso conto. Ma è ancora presto per parlarne.

In autostrada la vecchia Chevrolet Corvet del '56 di Vincent correva a tutta velocità, con i due amici che cantavano a squarciagola "the unforgiven 2" dei Metallica. Era da tanto che il più vecchio non si sentica così libero, così tranquillo, così sereno. Ed aveva anche voglia di cantare, che è un indicatore molto importante. Ed era da tanto che il più giovane si chiedeva cosa potesse fare per aiutare l'amico, per spingerlo a riprendersi, per farlo tornare a urlare a squarciagola.

Non era così semplice, ovviamente. Non era così comodo, non era così veloce. Era probabilmente un inizio, un attimo di relax, ma la vita sarebe tornata presto con tutto il suo peso.

Si godevano questo momento, ecco tutto.

Un'auto li seguiva, senza farsi notare. Era un'altra auto d'epoca, anche se non quanto quella di Vincent. Una Mini. L'occupante non li perdeva d'occhio un istante, ed ascoltava musica decisamente più moderna. Accertatosi che non li avrebbe persi di vista, fece una telefonata:


-Si...si, sono io. Li sto seguendo. No, tutto normale. No, nessun evento per ora. Come? No...no, siamo ancora dentro i limiti della città. Si, ti richiamo quando usciamo. Si. Ciao.-

E quando varcarono i confini della città-stato lo richiamò, per segnalare al suo interlocutore di tenersi pronto, che ormai non doveva mancare più molto tempo.

Vincent e Jordan si conoscevano da diversi anni, ormai. Abbastanza da sapere quando non era troppo il caso di far domande sull'umore o lo stato delle cose. E quando si fermarono all'autogrill, gironzolarono tra i vari scaffali come due bambini, guardando e toccando tutto quello che poteva attirare le avide mani di un moccioso goloso di conoscenza. Comprarono cingomme colorate, bibite, fumetti, libri, musica, biscotti, giocattoli e sigarette.

Per qualche ora, il mondo sembrò bello ad entrambi. Almeno fino a quando non cominciò ad imbrunire, quando il sole si abbassò sull'orizzone e loro erano ancora all'altezza di San Giovanni Battista. Allora sentirono il bisogno di uscire dall'autostrada, prendere una via normale e fermarsi in un centro commerciale.

C'è qualcosa, nei grossi centri commerciali che non conosci, all'imbrunire, che ti permette di riprendere un po' di vita, un po' di serenità. Un po' di colore. Sarà la gente che comunque sembra divertirsi, sarà la gente che mangia al bar pizzeria, o i ragazzini che giocano al games stop. Le librerie non si sono più da molto tempo, purtroppo, restano pochi scoparti all'interno del centro stesso, che la carta occupa spazio ed aumenta notevolmente il costo del prodotto. Ma la sezione card dei libri, ah, quelli si, sono uno spettacolo, con decine di migliaia di titoli sempre disponibili, a rapida scelta sul display, il tutto ad un prezzo umano, finalmente.

Vincent aveva sempre amato leggere. Jordan un po' meno, ma non era certo comunque un ignorante. Solo, aveva altri tempi, altre tendenze, altri sfoghi. Leggeva anche lui, ma non tanto da poterlo ritenere un vero e proprio passatempo. Vincent questo lo sapeva, sapeva che il suo amico non avrebbe mai compreso cosa volesse dire immergersi anima e corpo in altri mondi, sognare realtà lontane che avevano la magia di poterti portare via di qua, da questo momento triste, o solitario, o solo lento: ecco, lui era più attaccato al presente, viveva il suo tempo, lo percepiva. Vincent invece probabilmente non si accorgeva neppure di invecchiare.

Mangiarono alla pizzeria del centro, e poi si stesero sui sedili dell'auto a guardare le stelle. Non avevano alcuna intenzione di ripartire, perchè la digestione era in corso ed il sonno stava per coglierli. Avesse lui avuto qualche anno di meno avrebbe proposto di dormire lì, ma non era più un ragazzino, e cercò un albergo sul suo palmare. Jordan si era procurato diversi cambi completi, ed anche una borsa da viaggio, al centro, e potevano viaggiare quanto avrebbero voluto, così.

E quanto avrebbero voluto viaggiare, in realtà? Quanto era lontano il mondo, ora che loro dal mondo si allontavavano? Quanto si dovevano allontanare prima di cominciare a tornare indietro?

Dormirono al Villa Carlotta, ingnari del fatto che la persona che li stava seguendo prese una camera cinque numeri dopo la loro. Dopo una rapida doccia, Jordan si addormentò come un sasso, mentre Vincent lesse un po'. Solo un po', perchè ormai si annoiava.


II.

Quando si svegliò non era ancora mattina. Ne fu lieto, e si rigirò da un lato per dormire ancora un po'. L'insonnia ultimamente lo aveva decisamente abbandonato, e probabilmente doveva recuperare il tempo perduto negli anni precedenti.

Il suo compagno di letto russava della grossa, ma non gli dava fastidio. Anzi, in un certo senso lo faceva sentire meno solo...e ultimamente ci si era sentito spesso, così. Da quando i fatti erano un po' recipitati, e lui non era più riuscito a starci dietro.


Quando riaprì gli occhi, di nuovo, stavolta il mattino era già alto. Il letto a fianco a lui era vuoto. Solo allora si rese conto dell'acqua che scorreva in bagno.

Decise di aspettare che l'amico finisse di farsi la doccia leggendo un altro po'. Al centro commerciale aveva trovato il file di "Storia di nessuno", forse l'albo più bello di Dylan Dog. Prima che diventasse quello che poi è diventato, si intende.

Ovviamente aveva già il file, ma gli andava di rileggerlo. Gli piaceva da impazzire soprattutto la parte in cui la morte del protagonista genera la nascita di altri udici universi. Aveva sempre trovato geniale quella parte.

Quando Jordan uscì dal bagno, in una nuvola di vapore, lui si decise a rimettere a posto libri e fumetti. Solo dopo si lavò anche lui, e dopo pochi minuti erano entrambi pronti per la colazione. Non lo sapevano, ma la persona che aveva preso la camera vicino alla loro sedeva pochi tavolini più in là e li guardava.

Sembrava triste ed al tempo stesso forte di quella decisione che ti pervade quando hai superato qualcosa...ma non abbastanza da non sospirarne quando ci ripensi.

E lui sospirava. Sospirava mentre mandava messaggi con il suo palmare al misterioso interlocutore che voleva essere aggiornato. Sospirava mentre sorseggiava il suo cioccolato, con pochi ma golosi biscotti, anch'essi al cioccolato.

I due, più in là, ridevano di gusto. Nulla di serio, solo una barzelletta molto volgare. Il suo udito era molto sviluppato, più di quello una persona normale, e non poteva esimersi dall'ascoltare.

Ma anche se erano solo volgarità, la sua voce ancora gli mancava, e gli faceva uno strano effetto ascoltarla. Non è vero che il tempo aggiusta tutto. Non è mai stato vero.


-Che facciamo, ci fermiamo un po' qua o ripartiamo?-

-No, no, ripartiamo. Ho voglia di viaggiare.-

-Ok, carichiamo la macchina, allora...-

Mentre Jordan si avviava, Vincent si accese una sigaretta. Un ragazzo gli si avvicinò:

-Signore, mi scusi, qui non si può fumare...-

-Oh, chiedo scusa-, fece lui spengendola subito -ero sovrappensiero. -

Poi si alzò e guardò il posacenere.

-Devo smetterla, con questo viziaccio...-


III.

Si erano fermati al lago. Poco più di un altro centinaio di chilomentri, e il fresco refrigerio dell'acqua. Zanzare a parte, ci voleva proprio.

Adesso erano stesi sull'erba, a testa in su e con gli occhi chiusi, a gustarsi il fresco venticello lacustre.

Ad un certo punto il più giovane si voltò verso Vincent:

-E Nadia?-

-E Chiara?-

Non parlarono più. Lontano, al bar sulla spiaggia il loro inseguitore neppure li guardava più. Guardava invece il lago, perso in ricordi lontani. Pensava a quanto sarebbe stato bello, all'epoca, trovarsi in un posto del genere.

Bello, romantico, ma soprattutto lontano. Come aveva fatto a passargli attorno così tanto tempo? Era passato, si, ma come aveva fatto? Lui dove era stato? I ricordi gli si accatastavano nel cervello come fossero di ieri, e invece erano di così tanto tempo prima...

La radio al bar stava parlando delle trattative di pace con l'Erzinia. Sospirò, e tornò a sedersi in auto, nell'attesa che gli altri due fossero pronti a ripartire. Accese il lettore cd e si mise a pensare.


In città, nel palazzo centrale della Max Enterprise il multimiliardario stava valutando alcune annotazioni dei suoi economisti laterali. Con un pennarello segnava quello che non gli tornava, mentre pensava distrattamente ad altre cose. L'ingresso in borsa del Tibet lo incuriosiva molto. Soprattutto in relazione alla fine delle ostilità con il paese orientale. Quando, accendendo il megaschermo, si rese conto di quello che stava accadendo nel centro città, attribuì subito a questo la colpa della situazione.

In una scuola del centro città si erano asserragliati gruppi armati della resistenza cittadina. Le forze di polizia stavano per caricare e comunque si volesse vedere, si disse che la cosa non aveva il minimo senso. Né da un lato né dall'altro. Inconsciamente, ripercorse mentalmente tutte le ultime tappe storiche che avevano caratterizzato l'ultimo secolo, e pensò che tutto è collegato. TUTTO, dalla prima all'ultima virgola. Con la giusta pazienza, si sarebbe potuto rimettere a posto ogni cosa. Ma quanto ci sarebbe voluto? Quanto sarebbe stato difficile seguire i fili del destino senga ingarbugliarli, senza romperli, e soprattutto senza renderli vani?

Bisognava fare qualcosa? Se lo stava chiedendo già da un po'. La verità è che se modo realmente c'era, non si sentiva ancora pronto, e in cuor suo lo sapeva, aveva paura.

Paura del mondo, paura del destino e della gente, dei pensieri e di quello che non conosce. Di quello che era diventato e quindi, si, anche di se stesso.

Quindi stava fermo. Aspettava.


Mentre la tv annunciava l'uscita della nuova consolle. Oloconcretagrammica, questa. Ricordò di quando giocava con castelli di sabbia e bolle di sapone assieme a suo fratello.

Era passato davvero tanto, tanto tempo. E non sapeva più neppure lui se sarebbe tornato indietro volentieri o se sarebbe stata comunque una forzatura.

Le cose erano cambiate tanto. Più di quanto potesse realmente accettare.


Chiuse i conti, si levò la giacca e si buttò in poltrona. Interfonò alla sua segretaria di lasciarlo in pace per almeno mezz'ora, dopodichè mise il condizionatore al massimo. Non sapeva se aveva mai sentito così caldo, e nel mezzo di questo pensiero si addormentò.

Il caldo lo accompagno all'interno dei suoi sogni, eattamente come quello che c'era in quelli di Jordan e di Vincent, addormentati in riva al lago.


Duecento chilometri più in là, un'auto scura si stava fermando di fronte ad una casa di riposo. Tra i tanti, la vide un vecchietto dall'aria stanca e un po' affranta. Guardava gli occupanti dell'auto scendere e volgere verso l'ingresso. Lo sapeva già che stavano cercando lui.

Quindi si concentrò, chiuse gli occhi e pensò intensamente...e un istante dopo non c'era più. Quando i tizi della macchina chiesero di lui, scoprirono che nessuno con il suo nome era stato MAI registrato all'istituto. Passarono quindi gli ospiti uno per uno, e non lo trovarono. Ma da un controllo incrociato risultò che non ne mancava nemmeno uno. Eppure, nessuno si ricordava di lui.


Iniziò a piovere, e i tizi ripararono in auto.

- Cosa ne pensi?-

- I casi sono due...o abbiamo ricevuto un'imbeccata sbagliata, oppure...-

-Oppure, eh?...-

-Oppure.-

-Maledizione!...-

L'auto schizzò via, come se fosse una questione di vita o di morte.


Altrove, qualcosa cercava disperatamente di migliorare se stesso, ma era sempre più difficile.



IV.

Il momento più tremendo è quando ti prende sonno alla guida, che tu hai voglia e fretta di arrivare e non arrivi mai, e la strada è sempre più lunga, la meta sempre più lontana..e tu anche.

Vincent accostò all'area di servizio.

-C'e qualcosa che non va?-

-No, io..è solo la stanchezza...-

-Ci riposiamo un po'? Vuoi prendere qualcosa?-

-Guarda, vai tu, prendimi una coca e un caffè...io mi riposo un po' gli occh...-, ma già ronfava. L'amico scese quindi da solo, si prese un panino e una birra, guardando i giornali locali. In silenzio, rifletteva sul perchè fossero partiti. La risposta non gli interessava poi molto, ma la domanda si, quella era importante farsela.

E il loro aver taciuto su Nadia e Chiara, le donne, eterni imprevisti della solitudine degli uomini? Sollievo, prima, poi ansia, depressione, fonte di problemi? E il nuovo sollievo diventa un panino e una birra in autostrada...si, tutto torna. Ha senso.

I giornali locali parlavano dei soliti problemi, della disoccupazione, della politica, qualche intervento urgente...nulla che fosse diverso dal solito. Luoghi nuovi, notizie diverse, contenuti identici. Non è vero che tutto il mondo è paese: il mondo in raltà non esiste. Siamo noi che, muovendoci, diamo nomi a questo o quel posto, ma alla fine è tutto dentro di noi, che riconosciuamo i nostri problemi ovunque, e ovunque la ricollochiamo e le diamo un nome diverso.

La gente negli autogrill, invece, quella non l'avrebbe stancato mai. Quella è sempre diversa, sempre caratteristica, a volte grottesca, mai uguale. Entra, prende sempre le stesse cose (ma avete mai visto qualcuno comprare il vino all'autogrill? O il formaggio, o i salumi? Eppure ci sono, segno che qualcuno li compra. Ma chi? E soprattutto, QUANDO? No, le persone prendono sempre il caffè con la rustichella o la melizia, in alcune strani parti del paese la piadina (come faranno lo sanno solo loro), qualche porcheria da sgranocchiare in macchina durante il viaggio, che di solito sono o patatine fritte (ma non quelle in busta...quelle in tubo. Quelle si che fanno viaggio), o biscotti (quelli alla crema di cioccolato o limone). A volte un gelato, ma quello si consuma lì, prima di uscire. Poi giornali, riviste. Batterie e preservativi, ecco cosa si compra in autogrill. E le sigarette, certo. E il resto? Ma chi è che compra, ad esempio, i famosi libri sul come perder peso con la dieta Dukan? O i soliti libri dei giocatori di calcio (non è una contraddizione di termini?)? O anche solo.. "guarda guarda cosa c'è qua...l'ultimo terrestre. La sceneggiatura del film. Bel titolo. Ancora lo tengono in commercio? Bhe, certo, con la progressiva cancellazione della carta commercializzare i file non rappresenta più una spesa, e quindi mettono in cantiere praticamente tutto...ma accidenti...credevo che dopo una serie così ampia di flop l'avessero cancellato dai cataloghi. Ci fu anche una lunga disquisizione sull'operato dell'autore, mi pare, una quindicina di anni fa...prima osannato dalla critica, poi distrutto dal pubblico.."

Lo prese, diventando così uno dei tanti misteriosi acquirenti delle cose che di solito non vengono acquistate negli autogrill, ed a dispetto dell'amico, che pensava non fosse poi questo gran lettore.

"Benvenuto nel club", pensò tra se e se. La cosa lo fece sorridere.


-Bevi il caffè prima che si freddi-, disse rientrando in macchina -e la coca prima che si scaldi.-


L'amico si risvegliò improvvisamente, matido di sudore.

-Va tutto bene?-

-Uh...si, si...-, disse, stropicciandosi gli occhi, -sono solo un po' stanco...-

-Con questo ti riprendi.-

-Mi ci vuole ben altro, per riprendermi...-, ma bevve ugualmente il caffè. Era caldo, amaro come piace a lui e nero, molto nero. Gli ricordò la vita. E sorrise.

-Che c'è da ridere?-

-No, nulla...pensavo...-

-A cosa?-

- A un chilo, anche un chilo e mezzo di stracazzaci tuoi!...-, rispose, ridendo. E mise in moto.

- E ora andiamo, che il futuro mica aspetta noi.-

Fece manovra, si fermò a fare il pieno, e ripartì. Ormai erano quasi in dirittura d'arrivo, ma gli ultimi chilometri pesavano.

- Che faremo una volta lì, Vin?-

-E io che ne so? Probabilmente ripartiremo.-

-La strada finirà, prima o poi...-

-Ne troveremo altre.-




V.

Quando furono in prossimità del paese la rocca si vedeva già da un bel po', da molto prima del ponte. Jordan fece notare che era veramente splendida. L'altro annuì.

- Dove hai trovato notizia di questo gioiello?-, chiese, sempre con la testa in su.

- Me ne ha parlato un amico. Ha detto che dovevo assolutamente vederla, e, bhe...eccoci qua.-

-Allora ti ringrazio per l'infinita democrazia con cui hai deciso che avrei dovuto vederla anche io. Sarebbe stato un vero peccato se non avessi avuto modo di vederla. Si può visitare?-

- Ci sono le visite guidate, si. -

- Non ce la faremo mica scappare?...-

Vincent sorrise.

- No...no, amico mio. Oggi ci metteremo comodi, faremo un giro per il paese, e domani con calma la visiteremo.-

-Ci mettiamo comodi? E dove?-

Nel chiedersi questo, Jordan si chiese chi fosse l'amico che gliene aveva parlato. Vincent non aveva fatto grande vita sociale, negli ultimi tempi, e lo consolava sapere che almeno parlava con qualcuno.

La chev percorse lentamente il viale della stazione, e girò per uno stretto vicolo. Vincent aveva visto un albergo, il primo che gli era capitato, e decise di tentare subito.

Dentro, una signora di mezza età stava guardando il telegiornale alla tv sopra l'angolo del bancone del bar, nella stanza a fianco. Al telegiornale parlavano dei difficili rapporti con la cina e le tensioni crescenti per la risoluzione della crisi canadese. La signora si distolse appena sentì lo scampanellio della porta. Quindi si alzò, si diresse all'ingresso, e salutò i due:

- Buonasera. Posso esservi d'aiuto?-

- Salve. Non abbiamo prenotato. E' possibile trovare un posto per dormire?..-

-Si, credo di si. Fatemi solo controllare...- consultò il registro - ecco, però ne ho solo una...è un problema, o...-

- No no, va benissimo. Senta, è possibile fare visite guidate al castello? O anche non guidate, insomma, vorremmo visitarlo...-

-Si, certo.-, sorrise la signora.

- Allora, questa è la chiave...e questi - allungò anche un paio di flyers - sono gli orari di visita alla rocca.-

- Grazie, molto gentile.-

Poi Vincent si voltò verso l'amico: -prendiamo la borsa? Signora, ho lasciato l'auto qua nel vicolo, è un problema, o...-

-No, va benissimo, tanto i proprietari non torneranno fino a domani sera. Poi, aspetti, mi faccia vedere come è messa...eh, ma che bella! E' quella la sua auto?-

- E' quel rottame, si...-

- Accidenti, ce l'avessi io, un rottame così...chissà quanto costa.-

- Le confesso che non ne ho la più pallida idea.-

- Ah. Comunque va bene, perchè l'ha messa proprio in fondo al vicolo, vede? Più indietro la strada è più larga e ce ne passano due. Così i proprietari possono metterla lì a fianco e voi potete uscire.-

- Ah, benissimo. Ottimo.-

Poco dopo, dietro la Cevrolet Corvette c'era anche la mini.

-No, mi spiace, purtroppo ho dato l'ultima camera disponibile pochi minuti fa. -

Il ragazzo sembrò veramente affranto.

-Oh...-

-Però può andare in fondo alla strada, proprio a fianco alla stazione, il Michelangelo.-

-Ah, bene!- sorrise contento il ragazzo. E riprese: - Mi ha proprio salvato la giornata, signora.-

Si tirò indietro i capelli, dove spiccava un buffo ciuffo bianco, e si accertò di aver compreso bene:

- Allora proseguo per di qua, eh?-









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