giovedì 15 marzo 2012

Un frullato di banane e menta (e fragole e panna e cioccolata)

E' qualche giorno che non riesco a scrivere più un post. Tranquilli, tranquilli, non vi ho abbandonato. Purtroppo sono stato preso da qualche impegno più urgente. Avevo quel famoso lavoro da finire, ricordate?

Fortunatamente adesso ci siamo, stamattina ho spedito il tutto e poi si passa ad un ritmo decisamente più umano.

Me ne sento decisamente sollevato, e ne approfitto per tornare un attimo a parlare-con piacere-di fumetti.


Dunque, volevo discutere un attimo di una questione che ogni tanto torna, si riaccende, si rianima, nel fumettomondo. I diritti. I diritti di un autore, i diritti di una casa editrice, i diritti di un personaggio (si, ci voglio mettere anche quello: avrà anche lui il diritto a non essere sballonzolato di qua e di là e a non vederso stravolgere la sua realtà ogni tre per due come se niente fosse, no?).

Motivo trainante della discussione è il famoso fatto che la DC ha deciso di fare un prequel (due? Dieci? Vabbè, è uguale) di Watchmen. E già di questo volendo si può parlare all'infinito. Comincerei con una domanda che secondo me è d'obbligo: ce n'era davvero bisogno?

Secondo me no.

Perchè Watchmen è una storia semplicemente perfetta, a tutto tondo, non solo sta in piedi così com'è, ma ci sta davvero bene. E' una colonna portante del fumettomondo, non ha bisogno di sostegni perchè è lei a sostenere, è un po', religiosamente parlando, l'inzio e la fine.

Il lavoro di Moore in quella storia è indubbiamente MAGISTRALE. Assolutamente nulla da dire e assolutamente senza nulla voler togliere al lavoro di Gibbons che è si meraviglioso ma è comunque correlato a quello del grande guru inglese.

Quindi, secondo me quella storia non aveva assolutamente bisogno di un prequel. Né di un seguito, sia chiaro. Come non ne aveva bisogno il ritorno del cavaliere oscuro, ma questa è un'altra tristissima storia, e magari prima o poi ne parliamo anche.

Un'altra domanda da porsi, prima di andare a fare accuse o quant'altro, è: ha senso?

Probabilmente si.

Watchmen è un classico, si affianca tranquillamente a Moby Dick o ai grandi poemi omerici. E vende sempre, e probabilmente continuerà a vendere per moto, moltissimo tempo. Commercialmente parlando, dobbiamo riconoscere che Watchmen è un brand che funziona. E come tale, va sfruttato.

La DC comics è una casa editrice, prima ancora che una fabbrica di sogni. E una casa editrice è una azienda, e come tale deve perseguire l'utile (quanto poi questa cosa sia moralmente etica, se ne può discutere all'infinito, ma purtroppo viviamo in un mondo dove la gente mangia, e per farlo servono i soldi. E' proprio un sistema marcio dall'origine, ma né noi, né la DC comics, né Moore lo cambieremo. Non ora, almeno). Quindi la domanda successiva è: produrre un prequel di Watchmen produrrebbe un utile? Indubbiamente si, quindi purtroppo abiamo già chiarito da che parte sta il buon senso.

Anche se secondo me il discorso si può decisamente ampliare. Chiedendoci: ma non è per caso che un eventuale prequel di Watchmen, andando a costituire un unicum con quest'ultimo, potrebbe sminuire l'opera nella sua interezza?

Accidenti se può! E sempre da un punto di vista commerciale, potrebbe andare a togliere valore all'opera stessa. Che quindi comincerebbe a fruttare di meno.

Perchè questo non accada, il prequel di Watchmen dovrebbe essere ALMENO al livello del suo predecessore. E abbiate pazienza, a me la cosa sembra un po' impossibile.

Credo che nemmeno Moore stesso sarebbe in grado di superarsi sulla sua stessa opera. Watchmen è una di quelle cose che ti riesce una volta nella vita, in uno stato di grazia particolare ed in un momento storico preciso che incontrandosi danno vita ad una magia che non si ripeterà. O almeno non si ripeterà nello stesso modo. Ad ogni modo, credo che sia come aspettarsi di ripetere un miracolo sul presupposto che la prima volta è venuto.

Watchmen non è empirico, non si può catalogare. Scrivere bene fumetti è professionale, scriverli dannatamente bene è dannatamente professionale, ma Watchmen non è professionismo, è un miracolo.

Questo al di là del fatto che non sarà Moore a scriverlo...


Quindi, e restando sempre su un piano strettamente commerciale, la DC fa bene a produrre un prequel di Watchmen? Sulla carta probabilmente si, ma basta fare una indagine un po' più approfondita per rendersi conto che questo causerà alla casa editrice un danno d'immagine che pagherà pesantemente negli anni a venire.

A meno che...

No, è solo una vaga idea. Ha a che fare con la morte della carta, e ne parleremo in un altro post.

Quindi atteniamoci al fatto che vistà per come sono sempre state le cose, e per come ancora AL MOMENTO sono, questa cosa è un po' darsi la zappa sui piedi.

Ma la DC deve essersi fatta i suoi conti, e resa conto che va bene così, che una sua convenienza deve averla.


Il che ci porta alla prossima domanda, quello che poi è il succo di questo post: ha il diritto di farlo?

Qui la cosa si fa molto più complessa. Da quello che si riesce a concepire, leggendo qua e là, sentendo, discutendo, la cosa deve essere tremendamente complicata dall'esistenza di un contratto molto strano tra Alan Moore e la DC comics. Un contratto che dice e non dice, o molto semplicemente che quando è stato steso non prendeva nemmeno in considerazione l'eventualità di certe possibilità.


Mettiamo quindi da parte un attimo Alan Moore e Watchmen e cominciamo a parlare di una cosa molto più generica. Cominciamo con il dire che una casa editrice di fumetti ed una casa editrice di libri solo esternamente fanno lo stesso tipo di lavoro (pubblicare un lavoro che qualcuno ha fatto). Ma analizandole nella sostanza ci rendiamo conto che le cose sono molto diverse.

Prendiamo quindi due diversi tipi di "esser" case editrici di fumetti. Ci sono quelle che pubblicano fumetti saltuariamente. O anche che pubblicano sempre fumetti, ma sempre diversi. O anche che pubblicano fumetti seriali, ma estremamente incentrati su un solo singolo autore ed il suo prodotto, che quindi uscirà saltuariamente, con tempi molto scadenziati e molto dilatati.

Questo tipo di casa editrice di fumetti possiamo paragonarlo alle case editrici di libri.

E poi ci sono le case editrici che creano un universo di prodotti serializzati. La Bonelli, ad esempio. Che in un certo senso produce tante serie slegate tra di loro.

Ma fino ad un certo punto. Perchè che buona parte di queste testate condividano lo stesso universo narrativo non è certo un mistero. E che quindi si rifacciano alla stessa continuity.

E' quello che accade nelle grandi case editrici di fumetti, o nelle case editrici che comunque si muovano nella stessa direzione, che a mio parere è quella giusta.

La direzione di tenere UN universo narrativo, preciso, pulito, senza il minimo errore di continuity.

Così torniamo anche alla DC, o alla Marvel, per dire.

Ed ecco una domanda ancora più precisa, allora. Prima potevamo chiederci di chi fosse un personaggio. Poi avremmo potuto chiederci di chi fosse il suo copyright (sono due cose estremamente DIVERSE). Ora dobbiamo salire di livello e chiederci chi è il detentore del copyright della continuity nella quale quel personaggio si muove.

Certo, potremmo anche dire che ogni autore è detentore del copyright di quel pezzettino di continuity nella quale quel personaggio si muove, che pur fa parte di UNA sola continuity molto più vasta.

Con tanti saluti alla coerenza, però. Con l'autore che appena gli gira il boccino e dice "io voglio che accada questa cosa" la fa senza che gli altri autori possano dire "ma a noi questa cosa creerebbe dei danni". Certo, gli altri potrebbero anche adeguarsi. Fino a che un altro autore fa accadere l'esatto contrario, rendendo le due cose antitetiche.

Come dicevo, con tanti saluti alla coerenza.


Voglio fare un esempio ancora più preciso. Il Phab, il sottoscritto, ha un'idea per un personaggio, diciamo superugo. Superugo ha due possibilità di esistenza: o lo metto in produzione io stesso, facendone praticamente quello che mi pare, o mi affido ad una casa editrice.

Qui posso scegliermi se affidarmi ad una casa editrice che lo tratti come se fosse un libro, oppure se affidarmi ad una casa editrice di fumetti di un certo livello che sappia trattarlo come un fumetto di un certo livello va trattato.

E permettetemi, se non è di un certo livello Superugo...

Propendo quindi per la seconda ipotesi, e mi rivolgo alla DC comics. Che, com'era ovvio, riconosce subito il superpotenziale di Superugo e riflette sul fatto di dedicargli una testata, trasformandolo in uno dei personaggi del suo pantheon.

Ecco quind il punto focale, il momento in cui le cose sono più complicate ma anche più chiare allo stesso tempo: Superugo non è più un personaggio di Phab. Diventa invece un personaggio DELLA DC COMICS di Phab. La differenza è sottile e raffinata. La DC comics è detentrice del copyright del personaggio di Superugo, mentre il Phab è detentore della paternità morale. Cosa questa possa comportare, fa parte dell'accordo che il Phab e la DC comics concorderanno al momento delal stipula del contratto. Il Phab potrà avere un rientro immediato (vendendo il personaggio - e tutto il suo corollario-alla DC comics, oppure creandolo direttamente per loro- e si certo, esiste anche questa possibilità: che la DC voglia un personaggio completamente nuovo e me lo commissioni. E se per caso il personaggio di Superugo così com'è non andasse del tutto bene alla DC comics e prima di accettarlo chiedesse delle modifiche? Non sarebbe forse la commissione di un nuovo personaggio? Comunque cambia poco. Il concetto è che potrei venderlo, chiedendo, che so, 10 dollari, un milione di dollari, un pacchetto di noccioline, insomma, come tutti i contratti d'affari, la cifra o comunque il valore su cui ci mettiamo d'accordo. Va da se che oltre a quesro verrei anche pagato per scriverlo, secondo i valori di mercato oppure sempre secondo gli accordi che riusciamo a raggiungere), oppure provvigionato (potrei sempre vendere il personaggio -e tutto il suo corollario- alla DC comics decidendo di esser pagato per il lavoro di scrittura e decidendo di prendere delle royalty sui guadagni che il personaggio frutterà ala casa editrice, e poi di conseguenza a me). Poi ci sono tutta una serie di altri piccoli accordi legali da rivedere, ma è chiaro che il concetto è questo. Nel quale concetto in buona sostanza appare chiaro che il personaggio è della DC comics, non mio. Ma che qualunque cosa la DC decida di farne, io verrò sempre citato come l'autore, e ovviamente in qualche modo io dovrò continuare a trarne profitto. O perchè l'ho già preso inizialmente tutto in una volta, o perchè ho accettato il discorso delle royalty, comunque il mio profitto deve esistere. E ovviamente non deve esistere la possibilità che io non possa venir sempre citato come autore.


Abbiamo detto che la DC comics fa della mia creazione quello che gli pare. Che potrebbe essere anche quello di prenderne i personaggi ed affidarli a qualcun altro.

E' ovvio che in fase contrattuale si può decidere di tutto. E' lì che io come autore devo far valere i miei diritti, se ritengo di averne, e chiedere cosa voglio.

Potrei non volere che il personaggio muoia. Oppure, al contrario, potrei voler essere l'unico ad avre il diritto a dargli la morte, volendo. Ovviamente pretendendo che rimanga morto.

Questo non significa che il personaggio non possa risorgere. Se la DC ha una idea sensazionale, potrebbe chiedermi di farlo risorgere, cercando di convincermi.

Non è detto che non ci riesca. Ma è ovvio che a questo punto stiamo parlando di un altro contratto, o comunque di una integrazione.


Oppure potrei voler essere l'unico a disegnarlo, o l'unico a scriverlo. Richieste che la DC comics difficilmente accetterà, dato il potere assoluto che questa cosa potrebbe darmi. A meno che, ad esempio, io non accetti di produrne comunque un numero minimo. Insomma, gli accordi si trovano. Basta solo volerlo.


Il punto focale però è che un personaggio della DC non passerà mai alla Marvel. O alla Image, o alla Bonelli, per capirci. A meno che non venga acquisito tutto il blocco, dato che a questo punto una volta entrato a far parte del blocco di una continuity l'unica parte che dovrebbe poter esser ceduta è la continuity stessa. E' un po' come fare un frullato di banane, fragole, cioccolata, panna e menta e poi cercare di rivendere la banana. Appare immediatamente evidente che questa cosa non ha senso.

Ci sono ovviamente esempi molto strani di casi contrari, ovviamente, come il Jonathan Steele del buon Federico Memola (che io personalmente stimo moltissimo come persona e del quale prodotto vorrei parlare, prima o poi). Che è passato dalla Bonelli alla Star, e poi ora ha messo in piedi per la rete l'emozionante avventura del suo spin off, agenzia incantesimi. Ma c'è da dire che Jonathan era partito già ben poco legato con il resto dell'universo bonelliano. Una operazione di separazione così drastica tra Dylan Dog, Martin Mystere, Mister No, e Nathan Never (e ovviamente Legs), ad esempio, sarebbe assolutamente impensabile, tanto sono legate le serie.


Ok, mi rendo conto di averla presa discretamente larga. Comunque il punto è che un fumetto è indissolubile dall'universo in cui vive (e comunque vorrei sottolineare il fatto che Jonathan Steele ha cambiato universo, prima di passare alla Star...cioè, non una cosa da poco. Non l'ha cambiato narrativamente, l'HA PROPRIO CAMBIATO), e l'univero in cui vive è generalmente popolato anche dagli altri personaggi della casa editrice.

Quindi, autore, no, non puoi fare quello che ti pare del tuo personaggio. Esso fa parte di una struttura molto più vasta nella quale egli stesso è cresciuto e della quale ormai fa parte. Puoi fare quello che ti pare nei limiti di quello che ti è consentito, e quello che ti è consentito può comprendere mille cose, tranne il cambiare casa editrice (anche se anche qua abbiamo visto che a fare le cose per bene le soluzioni volendo si trovano...con tanta difficoltà, ma si trovano).

E quindi, casa editrice, sei libera di fare quello che ti pare con il personaggio, si, ma con tutte le limitazioni che ti sei posta al momento di stesura del contratto.

Oh, certo, pare che un altro degli annosi problemi del mondo del fumetto sia l'assenza di un contratto. Ma anche di questo vorrei parlare un'altra volta, in questo caso vorrei prendere in considerazione solo case editici SERIE. E anche autori seri, se è per questo.

Torniamo ora al punto di partenza. Watchmen. Possibile che il problema possa essere solo un contratto scitto coi piedi?


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