lunedì 22 ottobre 2012

Tu chiamale, se vuoi...

Non so se avete presente la sensazione. Quella che avete quando vi frulla una nuova, piccola, perché comunque è piccola, idea in testa, avete una voglia matta di realizzarla, ma qualcosa vi frena.
Qualcosa che può essere un istinto, la fatica, la svogliatezza, o la pigrizia.
A me mi frena un'emozione. Quella che ti prende quando l'idea si è concretizzata, ma poi avete fretta di vederla finita. 
Quelli che campano come noi, di disegni e di parole, difficilmente possono vedere finito in quattro e quattr'otto quello che hanno in testa. In genere, bene che vada, minimo ci vorrà qualche ora. Al massimo qualche vita.
Ecco, io ho quell'emozione che prende quando un'idea, fino a che è nella tua testa, è ancora fresca. Fino a che non la metti nero su bianco, fino a che non diventa materia, fino a che è solo astrazione, l'idea è finita. E' quando inizi a trasporla, che essa è materia grezza, non finita, non viva...fino a che non hai concluso la conversione. Che può durare tanto (sul tanto, c'è da riflettere: anche un minuto sembra eterno, se aspetti ansiosamente), e nell'attesa del quale tanto la freschezza muore, e diventa precisione, tecnica, costruzione: il risultato è tecnicamente perfetto, ma quello che aveva all'inizio, quella freschezza dell'idea...è tornato alle idee, al suo mondo d'origine, a cercare un altro tipo di perfezione, più immateriale e pertanto più concreta.

Il concetto stesso della perfezione: come si sul dire, "per esser perfetto gli mancava solo un difetto."

Fino a che è nella mia testa, il difetto sta nel fatto di non esistere. Quindi questo lo rende perfetto.

Come ho detto, mi frena un'emozione.

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