martedì 17 luglio 2012

Prima parte del secondo capitolo (di una cosa che è ANCORA senza titolo)

Per chiunque sia stato al mare negli ultimi tempi, e non sappia di cosa stia parlando, sto scrivendo una storia nuova, così, mi annoiavo un po'. La prima parte la trovate qua, la seconda qua, la terza qua.



CAPITOLO 2


I.

Ernest Mars è uno dei più importanti imprenditori mondiali. Noto pubblicamente soprattutto per il suo lavoro nello sport, in cinque scuderie di formula 2.0, e per le sue proprietà di locali d'alta moda in tutto il paese.

Ma nel privato, la sua vita acquisisce connotati decisamente interessanti. Figlio di un professore di scuola superiore ed una semplice operaia di una industria dolciaria, si diplomò ragioniere con il minimo dei voti e solo dopo essersi iscritto come privatista dopo che si era ritirato alla terza bocciatura. Da segnalare che si presentò all'esame con una tesina di 10 pagine sulla gestione di una gelateria. In seguito fece il volantinaro per 5 anni, e per altri tre si occupò in un call center. A ventinove anni aprì un call center suo, ed a trentuno fu costretto a chiuderlo per debiti. Si ritrovò quindi a fare il venditore per la Folletto, lavoro che gli si rivelò piuttosto congeniale, fino a che gli venne fatta una proposta da un suo ex collega, Gigi Pepper, che con una eredità di famiglia aveva rilevato la petroltessili s.p.a, che fu proprietà in precedenza di Alan Undes, il famigerato intrallazzatore bancario, mafioso e massone. Il legame dato dal possesso della ditta lega, per gli inquirenti, Gigi Pepper all'ambiente della malavita. E' in questo contesto che, presumibilmente, l'imprenditore trova la morte, assassinato il 22 marzo 2002 nell'esplosione di piazza maggiore a Bologna. La vicinanza degli attentati portò a pensare che la morte di Pepper fosse legata all'omicidio di Marco Biagi, ma gli inquirenti portarono a scartare tale ipotesi.

L'omocidio di Gigi Pepper resta, quindi, a tutt'oggi un fatto irrisolto.


In seguito alla scomparsa di Pepper, Mars sposto la sua attività imprenditoriale nel centro di mediolanum, dove iniziò a frequentare assiduamente l'ambiente della borsa.

Qui conobbe Ubaldo Lotti, della Lotti Motori, una sussidiaria della General Motors. Questi gli affidò la gestione della compagnia principale della LM, anche se non è affatto chiara la situazione in cui questo avvenne. In fin dei conti, Mars non aveva mai ottenuto grand risultati economici, se si esclude la pura e semplice attività di vendita, cosa che non denota affatto le capacità imprenditoriali di una persona. Infatti, i risultati furono pesantemente negativi: la petroltessili, acquistata dalla LM sotto la gestione del Mars fece crac nel 2005, ed il pacchetto azionario fu acquistato dalla Max Enterprises per due spiccioli. Inoltre, diverse altre società gestite dal gruppo LM fallirono miseramente, provocando la cassa integrazione di molti onesti lavoratori ed un buco commerciale di 80 milioni di ECU, tra cessioni bancarie e creditizie. Conclusasi quindi la collaborazione con Lotti, Mars provò quindi a reinventarsi come agente discografico, in presunta collaborazione con Elena Rossi, la madre della ben più famosa Chiara Baltea. La cosa, pare, nascondeva in realtà la ben più losca attività di trascinatore d'azzardo. Quando il Mars fu condannato a 4 anni dal tribunale di Icona, infatti, fu riconosciuto essere il leader della gilda del nord: fondamentalmente si occupava di
agganciare clienti facoltosi e di portarli a tavoli verdi di noti scommettitori alla costante ricerca di polli da spennare. Secondo gli inquirenti, la truffa era portata avanti da Loris Menadio, il boss della mala del nord. La loro attività si concluse comunque con le inchieste e gli aresti che ne seguirono, arresti che coivolsero anche Eugenio Naduna, il famoso giornalista, che venne poi scagionato per insufficiena di prove. Non riuscirono ad essere scagionati, però, l'imprenditore Renato Algida, il cantante Teo, il vicepresidente della Corto Crociere, il presidente di Confindustria dell'agglomerato del nord, l'ex presidente di Confindustria dell'agglomerato del sud, ed il presidente della associazione calcio MiBi. Mars però evitò il carcere sparendo dalla circolazione per un sacco di tempo (pare rifugiato in qualche paradiso fiscale), salvo poi ricomparire a seguito di una amnistia.

Negli anni di latitanza, si venne poi a scoprire, riprese i contatti con Gianluigi Medt, che gli affidò alcuni franchising. In seguito fece rapidamente carriera all'inderno della Medt, tanto da coinciare ad occuparsi personalmente della scuteria di formula 2.0 della famosa famiglia. Qui ottenne l'incarico di direttore commerciale e poco dopo divenne direttore esecutivo, trasformando la "piccola" scuderia in un team ben più che competitivo. Di ben scarsa capacità intuitiva, Mars diostra invece una notevola capacità organizzativa, assumendo al suo attivo l'ingegnere aerospaziale John Jackson, che modificò pesantemente la struttura dell'auto e assunse il giovane Thomas Bekk, che vinse quasi tutti i 15 campionati successivi, anche se solo tre con la Medt. Dopo la fine delal sua prima stagione, Mars rilevò la Markenston, per rivenderla immediatamente dopo alla Max Enterprises, poichè il regolamento non accetta il possesso di compagnie avversarie a quella in cui si lavora. L'operazione ovviamente comportò un cospicuo guadagno all'imprenditore. Quando però Bekk, con vuona parte dello staff esecutivo passò al team della Rokerted, la sua leadership finì per essere degnamente compromessa. Nel frattempo acquisì il 25 % della Soldiers, intenzionato a ripetere il giochino della Markenstone. Voleva venderlo alla Monsanto, ma vista la PESANTE opposizone di George Soldiers, rivendette la quota allo stesso, ovviamente con un notevole rialzo. Secondo molti l'operazione era già premeditata, rivelando forse una capacità imprenditoriale del Mars superiore a quelal fino ad allora effettivamente stimata.

I continui giochi di potere spinsero la Medt a liquidarlo, ovviamente con una cospiqua buona uscita. Non sfuggirà che negli anni l'imprenditore deve essere riuscito, a suon di liquidazioni, fallimenti, risarcimenti, a costruirsi una bella proprietà. Buona parte della quale sulle spalle di onesti e innocenti lavoratori.

Dato che nel frattempo si era occupato anche della vendita di percentuali della Lodotech, compagnia che forniva motori a ben quattro team, quando questa stessa decide di aprire una propria scuderia lo assume come direttore esecutivo del nuovo team. Nelle prime due stagioni non ottenne grandi risultati, ma successivamente centrò la vittoria sia nel campionato piloti sia nel campionato costruttori per ben tre anni consecutivi. Nel terzo anno, però, ombre di sospetto ammantarono la vittoria: nello specifico, venne aperta una inchiesta per verificare la vendita di una uscita di strada della prima auto della Markenston, il cui pilota era stato secondo della Medt sotto Mars, per favorire la Lodotech. L'inchiesta non provò mai nulla, e la compagnia non ebbe mai nulla da dire sulla questione, ma alla fine del campionato decise di scaricare l'imprenditore come team manager.

Nel frattempo Mars non si perse d'animo, e cominciò a cercare di acquisire una squadra di calcio. Dopo aver cercato senza riuscirci di impossessarsi della Icona International Soccer Club, puntò all'inglese Luton Town Football Club.

Il 15 aprile di quello stesso anno, un ordigno esplosivo esplose di fronte alla dimora inglese dell'imprenditore. Dopo una lunga inchiesta, gli inquirenti inglesi conclusero che si fosse trattato di un attentato dell'IRA.

5 giorni dopo, però, furono intercettate e trascritte nei fascilodi di una inchiesta antimafia della procura generale dell'aglomerato del sud alcune sue conversazioni con alcuni importanti uomini d'affati del sud sospettati di essere vicini ai boss di Cosa Nostra. Nelle conversazioni i due facevano i nomi di Ernie Silliams (boss padrone dei casinò della Grecia post-default) e del suo presunto prestanome Tano Vudik, che per conto delle mafie riunite, anni prima, aveva tentato la scalata dei casinò del grande stato). Tuttavia, anche questa volta la presenza di Mars non venne ritenuta rilevante dagli inquirenti. Ugualmente, l'anno successivo venne inserito in una inchiesta giudiziaria del pubblico ministero di Nea Heliopolis: venne sottoposto a custodia cautelare nell'ambito di una inchiesta che coinvolse molti vip per una serie di pressioni in ambienti ministeriali. Anche questa volta Mas venne completamente scagionato.

Infine, due anni fa il mega yatch dell'imprenditore viene sequestrato nel porto di Hospitia ad opera della Guardia di Finanza per frode fiscale. Pochi mesi dopo l'inchiesta cresce ancora, arrivando al sequestro di due miliardi di ECU e una ulteriore accusa per truffa ai danni della gestione della città stato di Hospitia.

Intanto conduce un reality show di gran successo sulle scommesse imprenditoriali.


Nella vita privata, sono presenti rapporti con modelle, attrici, celebrità, soubrette, fino all'ultimo, quello con la stilista Nelly Lucart, con la quale ha avuto una figlia, Laura, che oggi ha sei anni.


II.

Oscar Wilde diceva che per essere felici bisognerebbe vivere. Che non è poi una cosa ovvia come può sembrare: vivere, diceva, è la cosa più rara al mondo. La maggior parte delle persone si limitano ad esistere, e nulla più.

Qual è, quindi, la differenza tra esistere e vivere?

Lentamente muore, dice Martha Medeiros. Muore lentamente chi diventa schiavo dell'abitudine, chi non cambia colore dei vestiti, chi non rischia, chi non parla a chi non conosce. E muore lentamente chi evita una passione, chi è troppo preciso e chi non comprende la ricchezza di un errore. E SE NE VA LENTAMENTE, chi non ribalta il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi rinuncia ai desideri, e poi se ne va chi non viaggia, in ogni modo possibile, cioè chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova pace dentro se.

E muore, muore, mio dio se muore, chi non si incazza, chi non si rispetta e infine non si ama più, e chi non si lascia aiutare, chi non fa altro che dire quanto è sfortunato. Chi alla fine non combatte più, chi non chiede, chi sono sogna, chi si lascia vivere. Chi quando non sa qualcosa non risponde, e pensa che sia normale così.

Nel film "L'uomo che cadde sulla terra" ad un certo punto si cita apertamente che alla Newton non lasciano fare tutto alle macchine, perchè sanno quanto vale un errore umano, quanta esperienza si può raccogliere da qualcosa che sbaglia percorso.

E infine, un detto indiano dice che dentro di noi ci sono due lupi che combattono. Uno è infelicità, paura, preoccupazione, gelosia, disperazione, autocommiserazione, rancore, senso di inferiorità.

L'altro è felicità, amore, speranza, serenità, gentilezza, geneosità, verità, compassione. Due lupi che combattono, ed alla fine, quale dei due vince?

Quello a cui dai da mangiare.


Jordan si rese conto che, perso nei suoi pensieri, stava stracciando il tovagliolo, al tavolo del ristorante. Le parole dell'amico lo riportarono sulla terra:

- Ehi..tutto bene?-

- Oh?- si sentì un attimo perso. Quando comprese in quali tipi di pensieri si stava perdendo si sentì ancora più perso.

- Si, si, stavo solo pensando alle notizie all'oloviev...-

Sorrise, come se nulla fosse. E dentro di lui due lupi si azzannavano senza trovare un vincitore. Ancora erano entrambi abbastanza forti da reggere. Da reggere a lungo.

Era una vita dura. La sarebbe stata ancora a lungo, per il ragazzo.

Il notiziario continuava a parlare dei rapporti di scambi commerciali tra gli stati del nord Europa e la Germania. Le tensioni stavano salendo perchè la comunità voleva che lo stato pagasse tutti i debiti di guerra che erano stati "congelati". Quelli che, ad esempio, se ripagati alla Grecia l'avrebbero salvata dal default. Ed ora che le cose erano decisamente più calme, che la Germania stava rapidamente perdendo il suo smodato potere economico, e che i paesi macedoni stavano riorganizzandosi, la causa che gli stessi stavano per muovere alla neocapitale della BCE avrebbero cambiato decisamente le cose.

E chissà, forse si sarebbe riusciti anche ad aliminare quella grandissima stronzata che fu il fiscal compact. Forse finalmente avremmo capito che le persone non sono numeri e valgono molto più dei soldi.


III.


Alcuni anni prima aveva fatto il volantinaro anche Vincent. Era una delle caratteristiche assurde di questo tempo fuori dal tempo: non si stampavano più i libri, i fumetti e i giornali (salvo rare eccezioni per tutti e tre i casi, ed in ogni eccezione in versioni molto costose), però continuava ad esistere la pubblicità in cassetta. Nonostante l'invenzione dell'email, nonostante i social network, nonostante fosse stato dimostrato che quasi nessuno desse ormai più di una rapida occhiata al volantino (la maggior parte di essi finivano direttamente al macero), nonostante tutto questo continuavano ad esistere aziende che si occupavano di distribuzione di materiale pubblicitario in cassetta, e continuano ad esistere aziende che ci cascavano, che continuavano a credere che questo tipo di diffusione del messaggio in qualche modo funzionasse. Anche se non funzionava, anche se costava una enormità, anche se doveva fare affiamento sulle stanche membra di ragazzotti ultrasottopagati (molto peggio delle situzioni già infime dei call center), anche se si continuavano a massacrare alberi per questo...questo nulla, il sistema continuava ad esistere. Dopo il crollo dell'attenzione mediatica per la televisione, dopo il sistema diverso di inserimeti mediatici nei programmi per oloviev, e comunque dopo la rete, questo stramaledetto sistema barbaro sotto tutti i punti di vista (comunicativo, economico, sociale, morale) continuava ad esistere.

Vincent ricordava quel periodo come uno dei peggiormente massacranti della sua vita. Non tanto per la situazione, quanto per la fatica che questo comportava, e per i turni massacranti, e per le umiliazioni.

Eppure, in qualche modo, lo ricorda anche come un bel periodo. Aveva girato il grande stato per fare quel lavoro, in lungo e in largo, e questo aveva allargato i suoi orizzoni visivi, ma soprattutto quelli mentali. Aveva imparato quanto mondo diverso c'è, là fuori, quanto bisogna essere preparati ad esso e quanto comunque bisogna ricordarsi di quello di cui si fa parte.

C'erano anche momenti, poi, in cui in qualche modo riusciva a sentirse felice. Alessia era ancora presente, e non era ancora stata l'enorme delusione che poi si sarebbe dimostrata. Ed era bello sentirla al telefono nelle piccole pause che quel massacro gli lasciava, era bello sentirsi innamorati, ed era bello sentirsi amati. Era bello sentirsi in qualche modo minimamente autosufficienti, era bello sentirsi minimamente capaci di stare al mondo.

Poi non era vero nulla, il tempo l'aveva dimostrato, e questo rendeva tutta quella felicità una vaga illusione, un sogno, anzi ormai un incubo. Però all'epoca era bello. Ora questi pensieri quasi non lo attraversavano più, salvo nei momenti peggiori per sentirsi ancora peggio (come questo, forse), però il ricordo di quella minima sensazione di sentirsi almeno non troppo un peso non la dimenticava.

Quando arrivò ad Hopitia, Vincent non era nessuno e non aveva nulla. Ci volle un sacco di tempo per reintegrarsi in una società che non ha più alcun posto per te, che fondamentalmente non ti vuole.

Che forse affidandoti una donna nevrotica e un lavoro di merda ti aveva accettato? No, però sembrava. E quel sembrare diede un minimo aiuto alla sua psiche, alla sua voglia di fare. No, non è corretto. La sua voglia di crederci. Crederci che un fututo migliore possa esistere davvero.

Esiste, questo futuro migliore?

In questo momento non ne era per niente sicuro.

- Eh, non si prospettano futuri rosei per la mia generazione...-

- Eh?-

Le parole di Jordan l'avevano distolto dai suoi pensieri.

- La possibilità di trovare un lavoro è sempre più rarefatta. Ho quasi paura di finire gli studi.-

Volse lo sguardo alla oloviev, e capì di cosa stava parlando. La Germania, ed i danni che aveva fatto all'economia mondiale. Oh, sempre. Persino le guerre mondiali si erano fatte a causa sua. Le crescite, i fallimenti, lo strapotere della Cina e la distruzione di paesi ben più seri...tutto a causa loro.

Vincent la odiava. Ma non voleva farlo. Sapeva perfettamente che era solo uno stato composto di persone semplici come lui, come il suo amico, che facevano quello che le loro caste locali ordinavano. Che è quello che aveva sempre fatto la Cina, ma anche gli Stati Uniti, anche il Giappone, e anche Cuba. Persino l'Erzinia.

Per qualche strano motivo, chiunque raggiungesse il potere sociale non era più in grado di interfacciarsi con chi l'aveva sospinto, e comunque con chi stava sotto di lui. Chiunque stava in alto, non era più in grado di vedere il mondo se non come un insieme di numeri e simboli, sembrava. No, non era la Germania il problema. E' chi l'ha sempre comandata. E chi, per evitare magari una guerra, non gli ha mai dato il fatto loro.

E così si tornava a ragionare di guerre. Non voleva, non voleva proprio, ragionare così. Ma a volte sembrava l'unica cosa sensata, l'unico sistema per portare ad un riordino il sistema capitalistico...

E probabilmente lo era. Era il sistema grosso capitalistico in se stesso a non avere il minimo senso. Del resto è semplice: il 99% del pianeta ormai appartiene, ed è comandato, dall'1% dei cittadini. Quell'1% vive e ragiona in modi, stili e proporzioni che sono lontani anni luce da quello che è la vita del 99% della popolazione (che quindi non solo è la stragrande maggioranza, è la quasi totalità). Quello che l'1% vuole, pretende, il modo in cui esso stesso ragiona è talmente tanto fuori dal mondo che prima o poi si arriva al punto che il 100% è in mano sua. Per questa esigua minoranza non è cambiato quasi nulla, mentre il resto del mondo non sa proprio più come andare avanti, e quindi si ferma definitivamente. Allora quell''1% comincia a parlare di evasione fiscale a livelli allucinanti, parla di improduttività, di bamboccioni che non se ne vanno di casa, e si sorprende perchè non si comprano più automobili. E non si chiede perchè, si chiede come faranno a garantire il mantenimento dell'azienda. Non dei suoi lavoratori, ma dell'azienda. E dopo le automobili non si comprano più vestiti firmati, non si fanno più vacanze, e si comincia (stavolta davvero) a non pagare più le tasse.

Poi un bel giorno ci si accorge che si consuma sempre meno pane e siamo (sono) ancora tutti stupiti.

La verità è a che a quell'1% di grandi capitalisti non interessa una benemerita sega del mondo.

E questa e la spiegazione semplicistica del perchè il sistema capitalisico non può funzionare.

Ma finalmente si parlava di fine delle guerre, e probabilmente anche il sistema capitalistico era giunto alla fine. Si chiese se non fosse una cosa stupida, ma in qualche modo si sentiva ancora speranzoso per il futuro.

- Bhe, allora prenditela comoda. Più tempo ti concedi, più tempo dai al tempo di cambiare le cose. E del resto vorrà dire che tu stesso avrai fatto le cose meglio.-

- E non pensi a cosa possa pensare di me una eventuale persona che dovesse trovarmi nella situazione di darmi un lavoro?-

- Cosa dovrebbe pensare?-

- Bhe, avrebbe una persona che ha ipiegato un sacco di tempo a finire gli studi. Si chiederebbe perchè. Ci sono file di miei coetanei già laureati e già in graduatoria per gli inserimenti nel mondo del lavoro...Uno penserebbe che sono solo uno sfaticato che non ha voglia di fare un cazzo.-

- Tu lo penseresti?-

- Bhe..si.-

- Davvero giudicheresti una persona da questo?-

- E da cosa dovrei giudicarla?-

- Da quello che sa fare? Così, ad esempio...-

- E come potrei fare a giudicare le sue capacità se non dal titolo di studio?-

Vincent si lasciò scappare una sonora risata. Nel frattempo la camerierà portò i menù, e per poco non cominciò a ridere anche lei.

- Amico mio, credi in te?-

- Io...credo di si...-

- Allora lavora su questo. Sul credere in te ciecamente. Tutto il resto verrà da solo.-

- Ma...-

- Fidati.-

Lui lo sapeva per certo. da un po', ormai, non credeva proprio completamente nella sua esistenza, e le cose di conseguenza si stavano facendo sempre più difficili.

Doveva lavorarci anche lui. Aveva cominciato a prenderne coscienza proprio in quel momento.

- E ora ordiniamo.-


IV.


La cameriera andò prima, però, dal ragazzo dal ciuffo bianco. Molto carinamente, chiese se avesse già ordinato.

- Io..ehm..non è che avrebbe qualcosa senza carne? Ho visto che tutti i primi ne contengono, praticamente...-

- Oh, no. Guardi bene: ci sono anche fusilli al sugo...o al limite qualunque tipo di pasta, penne, spaghetti...-

- (Jon avrebbe ordinato senza dubbio quelli.)-, pensò il ragazzo.

- ...oppure c'è la pizza, ci sono le patate, le insalate...-

- Potrei avere degli spaghetti al pesto?-

-Certo.-, rispose sempre carinamente la ragazza, prendendo appunti.

- Come lo vuole il pesto? Alla genovese, alla siciliana, di rucola, di mento, al pistacchio...-

Si sentì sperduto. Esistevano davvero tutti questi tipi di pesto? E dove si erano nascosti per tutto questo tempo?

- Eehhmm..cioè...quello con il basilico e..i pinoli, credo...-

- Alla genovese!-

-Alla genovese, si! Proprio quello.-, rispose sorridente e rassicurato. Chissà cosa diavolo era la genova. O il genova, a seconda.

-(Jon, Jon, dove diavolo eri tu quando questi tiravano fuori il pesto alla...siciliana? E alla menta? Al pistacchio? Il gelato nella pasta non ce lo vedo proprio..)-

- Bene, e per secondo?-

- Oh, credo che andrà bene così...al limite potrei finire con un gelato..ce l'avete?-

- Certo, artigianale.-

- Buono!-, sorrise.

Jon avrebbe detto che almeno in questa parte del mondo, il cibo è l'unica cosa su cui puoi veramente contare. E probabilmente, dal suo punto di vista, la cosa avrebbe anche avuto senso.

Pensò a se stesso. seduto da solo, al tavolo di un ristorante che non conosceva, a seguire persone che ancora non sapevano chi lui fosse, a spiarli come un criminale qualunque.

Si, solo: la definizione era perfetta. Si sentiva tremendamente, mostruosamente solo.

La città però la conosceva. La conosceva perchè tanti anni prima vi si svolgeva una fiera del fumetto molto nota, quando ancora la carta circolava nel commercio, ed in qualche maniera aveva fatto in modo do partecipare almeno ad un paio di manifestazioni. Di più: aveva addirittura aiutato, a sua detta, degli standisti che provavano a far vivere un po' della loro magia in un sistema che ormai stava morendo e nessuno se ne voleva render conto.

Erano gli ultimi anni della carta, dicevamo, e proprio per questo non aveva fatto nulla di più di un paio di manifestazioni. Poi, lentamente, tutto si ferò, definitivamente, fino a passare quasi totalmente al digitale.

Fare fiere non aveva più senso. Far fumetti, forse, non aveva più senso.

E scrivere neppure.

Ma poi le cose si sarebbero riprese, invece, e molte altre storie sarebbero state narrate. Bisognava solo ritrovarsi, e non perdere la speranza mai.

Ogni volta che ripensava a quegli anni lo faceva con un tuffo al cuore. Era buffo, era divertente, era sincero.

E tutto era più vivo.

Arrivarono i suoi spaghetti.


V.

Prima che portassero il piatto al ragazzo dal ciuffo bianco, però, la ragazza passò a prendere le prenotazioni anche da Vincent e Jordan.

- Salve, avete deciso?-

- Si, io opterei per un piatto di lasagne.-, disse Jordan. Vincent fermò l'appunto.

- No, guardi, lasci stare. Ci porti anzi due bei piatti abbondanti di norcina.-

- Ah, un intenditore.-, sorrise la ragazza. - E per secondo?-

- Ma-, cercò di intervenire Jordan.

- Fidati.-, lo rimbeccò l'amico. - Per secondo direi salsicce e patate, di quelle della zona, che dice?-

- Che non potevate sceglier meglio.-

-In effetti non potevo proprio.- disse Jordan. -Proprio no. Almeno cosa voglio da bere posso sceglierlo io?-

- Si, si, tranquillo. Due coche e un'acqua minerale, grazie.-

- MA!!-

- Shhh non distrarre la signorina che poi non capisce cosa vogliamo.-

- Allora saremmo in due.-

- Accidenti, che brontolone, che sei!-

- Guarda, nemmeno m'arrabbio. Se t'ammazzo andiamo pari. Posso sapere cosa HO ordinato?-

- Specialità del luogo, fidati. Mi ringrazierai. Dopo se vuoi prendi anche le lasagne. Prima però assaggia queste.-

- Oh, le assaggio volentierissimo. Ma a te chi te le ha consigliate?-

- Quel mio amico che ti dicevo. E' originario della zona. Non proprio di qua, ma vicino.-

- Ah, ecco. Il famoso amico. Si può sapere chi è?-

- Si chiama Da- -Buonasera, signori. Scusate...-

Erano stati interrotti da due ragazze, molto carine. Una rossa, l'altra mora. La mora aveva i capelli riccioli e gli occhi grandi, cosa a che Vincent piaceva tantissimo. Jordan questo lo sapeva, e si preparava a pregustare la scena.

- Non ci sono più tavoli liberi, ci chiedevamo se potessimo approfittare del vostro...-

Si girarono. In effetti stavano usufruendo di un tavolo per sei, combinato unendo due tavolini piccoli.

- Uh, certo, ci mancherebbe altro. Diamo una mano a separare i tavoli, Joe.-

- Ok, ma non chiamarmi Joe.-

- Oh, ma che gentili. -, disse la rossa. Jordan lo sapeva che l'amico si sarebbe comportato così, e sapeva che ora arebbe aggiuto anche qualcos'altro. Da qualche tavolo più in là, il ragazzo dal ciuffo bianco trattenne una risata triste.

- Siete di fuori anche voi?-, chiese dunque Vincent.

Appunto.

Le ragazze si accomodarono, misero a posto le rispettive borse, e presero i menù che erano rimasti poggiati sul loro tavolo.

- Si, siamo arrivate stamattina. Siamo qua per la conferenza.-

- Aspetta- si voltò Jordan, - Che conferenza?-







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